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Fiat ha trovato l'America e non la Fiom

L'ad della Fiat Sergio Marchionne

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A Detroit si fanno i contratti mettendo le basi per lo sviluppo di un'azienda che fino a un paio d'anni fa era considerata spacciata; a Roma si fa sciopero mettendo a repentaglio il futuro di un gruppo simbolo dell'industria italiana. Chrysler da una parte, Fiat dall'altra. Due facce di un mega gruppo automobilistico internazionale ma che fanno i conti con due realtà sindacali diverse. Ieri il sindacato del settore auto United Auto Workers ha siglato con la Chrysler il nuovo contratto quadriennale. Questi i contenuti: aumento del salario base d'ingresso a 19,28 dollari l'ora dai 14 dollari attuali, un bonus una tantum al momento dell'assunzione di 3.500 dollari e ulteriori premi annuali per un totale di mille dollari, investimenti per 4,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti e la creazione di 2.100 posti di lavoro. In linea con quanto deciso negli accordi con General Motors e Ford, ci sarà anche un bonus annuale di 500 dollari per la performance e un bonus qualità di altri 500. Inoltre i nuovi assunti avranno la possibilità di effettuare illimitate visite mediche versando una quota di 25 dollari a visita. Non solo. Ci sarà la possibilità di effettuare illimitate visite mediche versando una quota di 25 dollari a visita. La maggior parte dei lavoratori non otterrà aumenti annuali degli stipendi, ma potrà ricevere assegni con provvigioni in base ai guadagni della compagnia. Mentre in Italia fervono i preparativi della Fiom per la manifestazione del 21 ottobre come risposta alle strategie della Fiat inclusa l'uscita da Confindustria, oltre Oceano il numero uno del maggiore sindacato dell'auto è riuscito a stringere un accordo che coniuga le richieste dei lavoratori con i piani di sviluppo dell'azienda. Così mentre il segretario della Fiom, Landini, affiancato dal leader della Cgil Camusso, persegue la linea del conflitto, Bob King, presidente del potente sindacato Uaw fa funzionare i negoziati collettivi. «Lavorando con i costruttori di auto nazionali abbiamo dimostrato che la collaborazione e le contrattazioni collettive funzionano». E ricorda che «meno di tre anni fa Chrysler era sull'orlo della bancatotta e gli Stati Uniti stavano attraversando la peggiore crisi economica dalla Grande depressione. Questa bozza di accordo aggiunge 2.100 nuovi posti di lavoro da qui al 2015 e insieme ai contratti della Ford e della Gm porteranno a 20 mila occupati in più».   L'aumento dei costi per la Chrysler sarà contenuto intorno all'1%. Nelle fabbriche si comincerà a votare da subito. «Stiamo inviando una lettera ai rappresentanti sindacali locali e contiamo sulla ratifica in una paio di settimane» ha detto il vice presidente della UAW, General Holifield. E Bob King rilancia: «È stato raggiunto il miglior accordo possibile. Siamo orgogliosi di riuscire a riportare al lavoro molti addetti e di aver ottenuto nuove assunzioni. Decine di migliaia di lavoratori avranno di nuovo un posto di e sono previsti miliardi di dollari di investimenti».

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