«Buttiamo lo Statuto per crescere come l'industria Usa»
«Noin Italia non sarebbe possibile». Guidalberto Guidi, patron della Ducati energia di Bologna e ed ex presidente Anie, non ha alcuna esitazione a rispondere in modo negativo. Impossibile, perchè? Colpa della Fiom? «Innanzitutto va detto che le relazioni industria in Italia e negli Stati Uniti sono due mondi diversi. Nel nostro Paese, a partire dal 1970, le relazioni industriali sono diventate come un dogma religioso e sono state caricate di significati che non hanno uguali in nessun altro Paese. Noi siamo il Paese con le relazioni industriali più barocche al mondo. Mi riferisco in particolare alla legge 300 del 1970. I pilastri di questo sistema ingessato sono il contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici e lo Statuto dei lavoratori». Statuto e contratto sono una forma di protezione dei lavoratori. Significa che negli Usa ci sono meno tutele? «Negli Stati Uniti c'è un forte sindacato dell'auto. Il carico delle assicurazioni sociali contrattate con l'azienda automobilistica è stato una delle cause determinanti del quasi fallimento dell'industria automobilistica. Poi è cambiato tutto. È stato necessario ridurre i salari per uscire dal tunnel». Vuol dire che la via d'uscita per l'Italia è la riduzione dei salari? «No, questo non è possibile. Però è indispensabile mettere mano a una semplificazione della liturgia sindacale e allo Statuto dei lavoratori che è una delle cause più importanti, non l'unica, del nanismo delle imprese italiane. La conseguenza è che pochi vengono a investire nel nostro Paese» Come se ne esce? «Qualcosa è stato fatto. Non nulla di risolutivo anche perchè per usufruire della nuova tipologia contrattuale bisogna mettersi d'accordo con i sindacati e quindi siamo al punto di partenza. Negli Stati Uniti di fronte al quasi fallimento di tutto un settore industriale, il sindacato ma anche i lavoratori hanno cambiato atteggiamento». Come andrebbe riformato lo Statuto dei lavoratori? «La legge 300 andrebbe buttato nel cestino e riscritto. L'obbligo del reintegro nel posto di lavoro dovrebbe essere sostituito dalla possibilità di risoluzione dal punto di vista economico». L'uscita di Fiat dalla Confindustria modificherà le relazioni sindacali? «Penso di sì. La Fiat è uscita perchè vuole avere regole sindacali simili a quelle del resto del mondo».