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Lo spezzatino Dexia rilancia le Borse

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Torna l'euforia e gli acquisti. L'asse franco-tedesco rassicura gli investitori

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Almenosui mercati finanziari. Così gli operatori di Borsa ieri hanno ritrovato il sorriso. L'intervento degli Stati a sostegno della banche europee (per ora solo sulla parola visto che le operazioni concrete in questo senso non sono state ancora illustrate) mette le ali alle piazze finanziarie, che portano all'8,5% i guadagni messi a segno nelle ultime quattro sedute: si tratta del maggior rally da novembre 2008. E questo nonostante restino le incertezze sulle sorti della Grecia, con la troika (Fmi, Bce e Ue) sarà anche oggi al lavoro ad Atene. Potere delle parole. L'asse di ferro tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy per ricapitalizzare le banche e per risolvere la crisi del debito dell'Eurozona hanno fatto passare in sordina fatti importanti come il fallimento e il repentino salvataggio della banca franco-belga Dexia e le brutte notizie anche per un'altra banca mitteleuropea: l'austriaca Erste Bank, tra le più attive in Europa orientale, che ha annunciato di prevedere per l'insieme del 2011 una perdita da 800 milioni di euro, dopo una svalutazione di asset in Ungheria e Romania, e perdite sui derivati. Ma se la finanza si fonda anche sulle aspettative positivo il fatto che i due leader europei abbiano indicato una data per il loro piano, tre settimane, ossia entro il G20 in programma a Cannes ai primi di novembre, deve aver convinto gli investitori che, in caso di default, la Grecia non manderà a picco anche i suoi creditori. Intanto una banca europea come la Dexia è andata a picco e nonostante il complesso piano di salvataggio sia stato approvato si tratta della prima vittima illustre della crisi del debito sovrano in Europa. La filiale italiana, la Dexia Crediop non sarà comunque per ora ceduta, ha spiegato l'ad Pierre Mariani. Quattro i punti chiave del progetto, elaborato con la supervisione dei governi di Parigi e Bruxelles e sottoscritto nella notte tra domenica e lunedì, al termine di una riunione fiume, dal cda. In primo luogo, la nazionalizzazione del ramo belga Dexia Banque Belgique (Dbb), che passerà in mani pubbliche per 4 miliardi di euro. Il secondo punto prevede la creazione di un meccanismo di garanzie sul finanziamento di Dexia e della sua filiale Dexia credit local, per un massimo di 90 milioni di euro, fornite da Belgio (per il 60,5%), Francia (36,5%) e Lussemburgo (3%). Sul fronte francese, inoltre, il cda dell'istituto ha confermato l'avvio di trattative esclusive con la Cassa dei depositi transalpina e la Banque postale per la cessione delle attività di finanziamento degli enti locali, incluso il cospicuo portafoglio di crediti, stimato in oltre 70 miliardi di euro. Ultimo punto dell'accordo, la cessione della filiale Dexia International Banque Luxembourg, che secondo quanto affermato dal ministro delle Finanze del Granducato, Luc Frieden, sarà ceduto a un gruppo di investitori legati alla famiglia reale del Qatar. Gli stessi che, solo poche ore prima, avevano annunciato di aver acquisito un altro istituto lussemburghese, la banca privata Kbl, filiale della belga Kbc. Intanto, ai vertici di Dexia si cercano le cause di questo tracollo, inatteso dopo che l'istituto aveva passato con buon margine gli stress test di luglio. L'ad Mariani e il presidente Jean-Luc Dehaene hanno accusato e la gestione precedente, che ha lasciato una pesante eredità di titoli tossici e speculativi, più adatti, nelle parole di Mariani, a un «hedge found» che a una banca. Lo stesso Mariani ha poi voluto rassicurare sullo stato di salute complessivo dell'«istituto, la cui solvibilità» non è mai stata un problema», e sulla sua «vocazione a restare» quotato in Borsa. Parole che non sono bastate a tranquillizzare i mercati: riammesso alle contrattazioni il titolo Dexia è subito crollato a -36%, per poi risalire a +6% e chiudere in ribasso del 4,73%. Si è chiusa anche così una giornata con segnali contrastanti. In Italia Unicredit ha guadagnato oltre il 12%, per nulla impressionata dalle perdite dell'austriaca Erste.

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