La grande industria tifa perBombassei
Ilpresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, non si dà pace. L'addio deciso dall'ad del Lingotto, Sergio Marchionne brucia ancora anche perchè ha fatto emergere il malcontento di molti industriali in alcuni casi sfociati in altrettante uscite. Il timore che il malessere monti e che altri big possano lasciare, è reale. Così la Marcegaglia insiste a sottolineare quanto affrettata e immotivata sia stata la decisione di Marchionne. Confindustria «è e deve rimanere assolutamente un'associazione di liberi imprenditori», ma c'è disappunto «per le motivazioni che sono state addotte». Con una lettera inviata ai presidenti delle imprese che fanno riferimento a Confindustria difende l'operato dell'associazione da «motivazioni che possono condurre alla conclusione che Confindustria non abbia lavorato in questi anni per modernizzare le relazioni industriali o che vi sia una qualche oggettiva convenienza a stare fuori dal nostro sistema». Insomma la smentita di una deriga politica o, peggio, di un uso strumentale dell'associazione. Marcegaglia quindi sottolinea i vantaggi di far parte del sistema associativo, in riferimento all'accordo sulla contrattazione e sulla rappresentanza siglato il 28 giugno con i sindacati e all'articolo 8 della manovra. «Il primo - si legge nella lettera - è il fatto di poter far conto su un sistema di regole condiviso per stabilire quando un accordo aziendale è valido nei confronti di tutti i lavoratori e, per quello che riguarda le clausole di tregua sindacale, nei confronti di tutte le organizzazioni firmatarie dell'accordo». Il secondo vantaggio «è quello di avere al proprio fianco l'assistenza dell'associazione industriale nella definizione degli accordi sindacali e nella gestione di potenziali conflitti». Ma mentre la Marcegaglia cerca di evitare altre fughe richiamando allo spirito di squadra, gli imprenditori guardano già al suo successore. Il patrone della Brembo, Alberto Bombassei, continua a mietere consensi. L'ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, gli ha rinnovato il sostegno. «È il candidato che esprime al meglio questa fase di vita di Confindustria» ha detto sottolineando che «è un industriale di grande successo, che ha creato un'azienda leader mondiali nel proprio settore». Inoltre come vicepresidente di Confindustria «ha dimostrato capacità imprenditoriale, rigore, indipendenza, attenzione ai costi e impegno a favore di tutto il sistema imprenditoriale». Bernabè ha però escluso un proprio coinvolgimento diretto nella futura Confindustria: «Ho da fare per Telecom Italia a sufficienza senza avere la necessità di spendermi in altre cose», ha concluso. Bombassei può contare anche sull'appoggio di Montezemolo. Infatti oltre ad essere uno dei principali fornitori della Ferrari, è stato il vice di Montezemolo quando questo era presidente di viale dell'Astronomia. Una vittoria dell'imprenditore bergamasco sarebbe ben vista anche da Sergio Marchionne. Ma in pista ci sono anche Andrea Riello, dell'omonima azienda e ex presidente dell'Ucimu e della Confindustria veneta e Giorgio Squinzi, patron della Mapei. Riello soddisferebbe l'aspirazione dell'imprenditoria del Nord Est mentre Squinzi ha l'appoggio della Marcegaglia. Ma qualsiasi sia il successore una cosa è certa: la priorità con cui dovrà confrontarsi è la riorganizzazione di Confindustria. Ovvero taglio dei costi e servizi più qualificati alle imprese associate. In questa direzione c'è già un piano di riforma pronto; si tratta di quello messo a punto da Marino Vago durante la presidenza di Montezemolo che prevedeva un drastico taglio dele associazioni di Confindustria sul territorio.Intanto il Financial Times si occupa dell'addio di Marchionne alla Confindustria. «Non è stato una sorpresa per nessuno». E poi: «Gli italiani dovrebbero essere grati a Marchionne e Marcegaglia, perchè il primo apre la via a una positiva fusione con Chrysler e la seconda accelera l'addio di Berlusconi.