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In Confindustria parte la sfida della riforma

La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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La corsa alla successione a Emma Marcegaglia per la presidenza della Confindustria è iniziata. La sfida questa volta è più ardita dal momento che la posta in gioco non è solo la poltrona di presidente ma il cambiamento se non perfino il salvataggio del ruolo della Confindustria. Che si voglia più o meno minimizzare l'uscita della Fiat da Viale dell'Astronomia, fatto sta che lo strappo di Torino determinato da una critica alla capacità di rappresentanza di Confindustria, è destinata ad aprire una stagione nuova per l'associazione imprenditoriale.   Il problema non è tanto se la decisione della Fiat farà proseliti, se si apriranno delle falle nella struttura, se ci saranno altre uscite. Il ruolo della Confindustria è stato messo in discussione, il suo peso nella dialettica con il governo, di qualsiasi colore politico sia, rischia di essere ridimensionato. Il danno per le imprese, orfane di un organo rappresentativo delle proprie istanze, sarebbe enorme. Ecco quindi che chi si candiderà alla successione della Marcegaglia, dovrà presentare un progetto di rinnovamento della struttura confindustriale in grado di rispondere alle contestazioni che sono state sollevate: ovvero eccessiva politicizzazione, scarsa capacità rappresentativa, alti costi associativi a fronte di servizi poco qualificati. Di sicuro la prossima presidenza dovrà rappresentare un cambio di passo pù significativo di quello che fu Antonio D'Amato che diede voce alla piccola impresa fino a quel momento schiacciata dai grandi o quella di Montezemolo con una caratura internazionale. Al momento il grande favorito sembra essere il patron della Brembi Alberto Bombassei. Ha raccolto il sostegno del numero uno di Telecom Franco Bernabè, è ben visto da Montezemolo e c'è chi sostiene che la sua presidenza sarebbe gradita a Marchionne e quindi potrebbe facilitare un ravvicinamento. Bombassei è stato nella squadra di Montezemolo e con la sua presidenza ha avuto un'autonomia nelle relazioni sindacali che non ha conservato poi con la Marcegaglia. Ed è proprio una maggiore autonomia nelle relazioni sindacali quello che la base confindustriale ora chiede in risposta alla politicizzazione che molti imprenditori lamentano. Ma Bombassei per averla vinta dovrà conquistare i consensi del Nord Est che sono alla ricerca di un loro candidato. Ultimamente sta prendendo forma la candidatura di Andrea Riello, presidente del gruppo omonimo ed ex presidente della Confindustria Veneto.   In corsa anche Giorgio Squinzi. Il patron della Mapei nonché presidente europeo degli industriali della chimica, ha dalla sua la Marcegaglia e il presidente di Unindustria Aurelio Regina che punterebbe a una poltrona di vicepresidente. La differenza tra i candidati si misurerà sul programma riformista, ovvero, come detto, da come proporranno di cambiare la Confindustria. Un progetto già c'è. Durante la presidenza di Montezemolo fu messo a punto da Marino Vago. Se ne parlò a lungo poi rimase sulla carta. Le linee guida erano due: la concentrazione delle strutture rafforzando le associazioni regionali; la divisione della rappresentanza dai servizi. L'obiettivo era la riduzione dei costi e una maggiore agilità della struttura. Proprio quello che gli imprenditori ora chiedono

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