Borsa a prezzi di saldo Capitani d'industria in manovra

Diquelli dotati in particolare di una buona dote di liquidità nei conti aziendali. I prezzi in Borsa a partire dall'inizio dell'estate hanno cominciato una discesa vertiginosa verso i minimi storici. Una manna per gli speculatori finanziari che puntano sui ribassi ma anche l'occasione per i capitani d'industria per arrotondare quote azionarie nelle principali aziende del Paese e per conquistarsi spazi nuovi di potere e di mercato. L'operazione di martedì scorso quando il gruppo delle costruzioni Salini ha messo le mani su un cospicuo pacchetto di azioni, l'8,3%, del colosso Impregilo per una cifra oscillante tra 60 e 65 milioni, è solo un segnale dell'attivismo a cui si assisterà probabilmente nei prossimi mesi. I risparmi per chi ha fondi sono una leva importante per impostare mini scalate. Nell'esempio di Salini alcuni pezzi della quota sono stati comprati tra il 21 e il 27 settembre a un costo oscillante tra 1,6 e e 1,8 euro euro per azione. Un prezzo distante dal massimo toccato nel 2011 pari a 2,47 euro per titolo. Lo sconto è attorno al 40%. Se come è ovvio eventuali scalate ostili o meno a prede quotate in Borsa potrebbero già essere in cantiere ma ancora non rese evidenti, ci sono altri segnali delle grandi manovre che si prospettano all'orizzonte attorno ai bocconi più pregiati e blasonati di Piazza Affari. Così non è un caso che sia ripartito il risiko anche attorno a uno dei quartierini più nobili degli affari italiani. E cioè il Corriere della Sera racchiuso nello scrigno della Rcs. Il 23 settembre scorso le azioni del gruppo editoriale valevano sul mercato 0,62 euro, meno della metà rispetto al massimo di 1,376 euro toccato il 18 febbraio scorso. Ebbene solo qualche giorno fa, il 3 ottobre, Giuseppe Rotelli, imprenditore della sanità, che già detiene l'11% circa del capitale Rcs, ha acquistato altre azioni, lo 0,2%, per 1,26 milioni di euro al prezzo unitario di 1,163 euro. Il risveglio di interesse su Rcs è stato immediatamente seguito dagli operatori di Borsa che continuano a scommettere anche sul movimento di un altro importante capitalista italiano. Sicuramente liquido grazie al business della moda nel mondo. Si tratta di Diego della Valle che qualche giorno fa ha abbandonato il Patto di sindacato di Mediobanca (dove aveva lo 0,48%)per puntare a un rafforzamento in Rcs. Il patron della Tod's ha spiegato che l'uscita dal patto societario di Piazzetta Cuccia «deriva dalla volontà di non essere soggetti ai limiti di crescita ivi previsti. Mediobanca è un'ottima azienda e quindi si preferisce poter valutare senza restrizioni possibili futuri investimenti». Tra gli operatori si è fatta largo l'ipotesi che con le mani più libere l'imprenditore marchigiano voglia crescere proprio dove ha più volte espresso la volontà di salire: in Rcs dove oggi ha già il 5,4% del capitale. Insomma con i prezzi così bassi acquistare pezzi di capitalismo è facile. Non è un caso che nel momento peggiore della crisi Bollorè sia salito in Mediobanca (al 6%) e Caltagirone abbia raggiunto il 16% nella romana Acea.