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Tremonti mette ai raggi x il patrimonio pubblico

Il ministro dell'Economia Tremonti

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Per il momento ci si limita a una fotografia, poi chissà. Mentre la Bce e Bruxelles sono in attesa del decreto sviluppo, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti fa una panoramica del patrimonio pubblico e scopre che tra immobili, partecipazioni, infrastrutture, risorse naturali, beni culturali, il valore è immenso, pari a oltre 1.800 miliardi, ovvero più o meno quanto il fardello del debito pubblico. Di questi 1.800 miliardi, 700 sono realizzabili subito e un'attenta valorizzazione potrebbe dare anche 10 miliardi di euro l'anno a regime. Inoltre dalle cessioni di immobili pubblici si possono ricavare rapidamente, per la riduzione del debito, 25-30 miliardi, mentre altri 10 miliardi possono venire dalla cessione dei diritti di emissione Co2. Sono risorse preziose per ridurre il deficit ma anche per rimettere in moto l'economia. Questo inventario è stato presentato al Tesoro dove si sono riuniti per un seminario a porte chiuse i massimi esponenti della materia, tra governo, manager pubblici, rappresentanti di fondi e banche d'affari. Una domanda sorge spontanea: possibile che nessuno finora abbia pensato a fare una ricognizione del patrimonio e, passo successivo, a valorizzarlo? «Con oggi prende avvio una grande riforma strutturale per la riduzione del debito e per la modernizzazione e la crescita del Paese», ha sottolineato Tremonti. Dai dati esposti al convegno risulta che le partecipazioni dello Stato nelle società valgono 44,868 miliardi. Ma allo stesso tempo le stesse partecipate costano, per il funzionamento dei cda, 2,5 miliardi e in Italia ci sono oltre 80.000 tra componenti degli organi societari e consulenti. Per le società quotate (Enel, Finmeccanica ed Eni) il valore totale della quota è di 17,342 miliardi. Le non quotate 27,526 miliardi. Da alcune elaborazioni emerge inoltre che la redditività non dipende dalla forma giuridica nè dal tipo di attività svolta. Le società in utile hanno un rendimento medio del 6,7%, il portafoglio complessivo rende l'1,8% e in media la perdita di valore è del 4,9%. Il rendimento medio risulta inferiore rispetto a quello medio delle società private attive negli stessi settori. La causa, è detto, è legata anche all'assetto organizzativo, con una proliferazione di partecipazioni. E questo porta a una «distruzione» di valore. Il patrimonio è estremamente parcellizzato. I soli immobili pubblici, che valgono 500 miliardi di euro, fanno capo a ben 9.000 istituzioni. Le società in cui lo Stato ha una partecipazione sono oltre 13 mila. Dei 500 miliardi riferiti solo a immobili il 5-10% è vendibile in 3-4 anni.

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