S&P's declassa l'Italia, la Borsa resiste Berlusconi: decisione fuori dalla realtà
Con una decisione inattesa Standard and Poor's ha deciso di tagliare il rating sul debito italiano, portandolo da A+/A-1+ ad A/A-1, con outlook negativo. Il declassamento, riferisce l'agenzia di rating, riflette la valutazione sulle prospettive di crescita economica dell'Italia e l'opinione che la coalizione di governo troppo fragile e le differenze politiche interne al parlamento continueranno a limitare la capacità di risposta dell'esecutivo alle sfide interne e alla crisi economica. Per S&P's le autorità italiane "restano riluttanti" ad affrontare alcune questioni chiave, "come gli ostacoli strutturali alla crescita, il basso tasso di partecipazione al lavoro, e mercati dei servizi e del lavoro troppo rigidamente regolati". RIDOTTE PROSPETTIVE DI CRESCITA Secondo l'agenzia di rating, le misure di austerità appena varate dal governo con una manovra complessiva da 60 miliardi, si tradurranno in una crescita ancora più debole dell'economia italiana rispetto alle previsioni del maggio 2011, quando Standard and Poor's aveva rivisto l'outlook portandolo a negativo. Le aspettative sono infatti che le ridotte capacità di crescita dell'Italia renderanno "più difficile il raggiungimento degli obiettivi posti dal governo" in termini di risanamento. Le ridotte prospettive di crescita, in particolare, sono legate, secondo l'agenzia, ad alcuni nodi strutturali, già più volte evidenziati da S&P's. A cominciare dalle inefficienze del settore pubblico e la relativamente modesta attrazione di investimenti dall'estero. Nodi che le autorità italiane appaiono, secondo l'agenzia di rating "riluttanti" a risolvere. TRE OSTACOLI PER IL GOVERNO Il programma del governo di raggiungere il consolidamento dei conti pubblici con misure complessive per circa 60 miliardi di euro, con una gran parte di risparmi rinviata al 2012 e al 2013, non sarà facilmente raggiungibile per tre motivi: la debolezza economica dell'Italia; il programma di risanamento basato su un aumento delle entrate dal 2011 al 2014 sarà difficilmente raggiunto in un paese già gravato da un'alta pressione fiscale; infine i tassi di interesse sono previsti in aumento. BERLUSCONI: SCELTA DETTATA DAI MEDIA Sul downgrade è arrivato anche il commento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Per il premier la decisione di Standar&Poor's di declassare l'Italia è una scelta influenzata dai media e non dalla realtà. "Il governo ha sempre ottenuto la fiducia del Parlamento dimostrando così la solidità della propria maggioranza - si legge nella nota di Palazzo Chigi - Le valutazioni di Standard and Poor's sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche. Vale la pena di ricordare - prosegue il comunicato della presidenza del Consiglio - che l'Italia ha varato interventi che puntano al pareggio del bilancio nel 2013 e il Governo sta predisponendo misure a favore della crescita, i cui frutti si vedranno nel breve-medio periodo". S&P'S: NON SIAMO FAZIOSI ''I rating sovrani di Standard & Poor's sono valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori'', è stata la replica dell'agenzia internazionale alle dichiarazioni del governo. Secondo quanto affermato oggi da Palazzo Chigi, le valutazioni di Standard and Poor's sul downgrade dell'Italia sono ''dettate piu' dai retroscena dei quotidiani che dalla realta' delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche' PIAZZA AFFARI Riduce il rialzo Piazza Affari dopo oltre 3 ore di contrattazioni, con il Ftse Mib che limita la crescita allo 0,32% a 14.131 punti, dopo aver toccano una punta di 14.289 punti (+1,44%), nonostante il taglio del merito di credito dell'Italia, una misura che, secondo le sale operative, era già stata scontata dal mercato. Tra le blue chips arretra Fiat Industrial (-2,9%), che investirà 100 milioni di euro per produrre il nuovo Daily, il più piccolo tra i veicoli industriali del gruppo, mentre Fiat sale dello 0,5%. Gira in calo anche Intesa Sanpaolo (-0,2%), ma resistono in territorio positivo Unicredit (+1,05%) e Banco Popolare (+1,08%). Secondo Daiwa Securities, il taglio al rating dell'Italia "non era inaspettato". Rimbalza Finmeccanica (+1,06%), rispetto al crollo della vigilia, mentre tra i titoli meno capitalizzati Juventus (-4,03%) sconta la rimozione dal segmento All Star a seguito della perdita dell'ultimo esercizio, risultata superiore al 33,3% del capitale sociale. In controtendenza la Lazio, che segna un rialzo teorico dell'8,57%, perché non riesce a fare prezzo, dopo aver diffuso i risultati allo scorso 30 giugno, che sono passati da una perdita netta di 1,69 milioni di euro, ad un utile di 9,98 milioni. Caute Eni (+0,16%), Enel (+0,39%) ed Edison (+0,29%), il cui rating rimane sotto osservazione da parte di S&P. Procedono in positivo le principali Borse europee a circa due ore dall'apertura, con l'indice Ftse 100 di Londra che sale dello 0,49% a 5.285,45 punti, il Dax di Francoforte dell'1,06% a 5.473,07 punti e il Cac 40 di Parigi che cresce dello 0,14% a 2.944,17 punti. Nel listino francese ancora in affanno però le banche, con Credit Agricole (-0,31%), Bnp Paribas (-2,87%) e Societe Generale (-3,22%). A Madrid, l'indice Ibex registra un incremento dello 0,24% a 8.242,8 punti. CRESCE IL DIFFERENZIALE BUND-BTP Sale a 390 punti lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi: ieri il differenziale era comunque arrivato sopra i 380 punti e aveva chiuso a 381. Euro è in difficoltà sui mercati asiatici: Tokyo la moneta unica europea viene scambiata a 1,3638 rispetto al dollaro, contro 1,3679 della chiusura di ieri a Wall Street. La valuta europea è in calo anche nei confronti dello yen: da 104,89 a 104,42.