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Marcegaglia dà lezioni anticrisi

Emma Marcegaglia

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Più si avvicina la scadenza del suo mandato e più sembra che si lasci incantare dalle sirene della politica. Una tentazione che sta contagiando imprenditori e banchieri che invece di puntellare il sistema Paese difendendolo dagli attacchi della speculazione straniera, fanno a gara a rincarare la dose del «tutto va male». O si mettono sul podio a dare lezioni e consigli. Ecco che ieri il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia ha annunciato che preasenterà al prossimo tavolo con il governo, un «manifesto delle imprese per salvare l'Italia». Il tono è ultimativo. «Se il governo è disponibile a parlare con noi e con le altre associazioni, bene - ha detto la Marcegaglia - Se invece vuole andare avanti con piccole cose, non siamo più disponibili, scindiamo le nostre responsabilità, perché vogliamo un cambiamento vero». Ma prima le responsabilità erano congiunte? Nel manifesto saranno contenute quelle riforme che, dice Confindustria, serviranno a rilanciare l'Italia. L'obiettivo è chiaro: «Noi vogliamo una vera discontinuità e la vogliamo velocemente: basta con le piccole cose, non siamo più disponibili a stare in una situazione di stallo, in cui si vivacchia e in cui ci si limita a fare qualche piccola manutenzione». Gli industriali chiedono una riduzione della spesa pubblica «non più solo con tagli lineari»; una «riforma delle pensioni che ci metta in linea con gli altri Paesi europei», usando i soldi che così sarebbero risparmiati per «abbassare il cuneo fiscale, a partire dai giovani», ha aggiunto il leader degli industriali. «Non è possibile - ha ribadito Marcegaglia - che un Paese con i problemi che abbiamo noi, mandi le persone in pensione a 58 anni, con assegni molto alti, mentre domani i giovani ci andranno a 70 anni se non di più, con assegni pari alla metà di adesso». Ma allora l'accordo con la Cgil? Confindustria chiede poi la dismissione dei beni pubblici. «Vendere il patrimonio anche per abbassare il deficit, per diminuire l'ingerenza del pubblico che è ancora troppo forte e si porta dietro clientele, oltre a fare concorrenza sleale». Altro pilastro del documento confindustriale è quello delle liberalizzazioni che sono state più volte sollecitate ma che il governo ha dimenticato.  «Nell'ultima manovra economica non c'è quasi niente» ha detto il presidente degli industriali. Inaccettabile, per la numero uno di Confindustria, che esistano ancora «le tariffe minime: non è giusto che ci sia un pezzo del paese che lavora nel libero mercato e un altro pezzo che è protetto e ha le tariffe minime e scarica sugli altri i proprio costi». Quanto alla «liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tutto questo aiuterebbe a far crescere l'economica del Paese». Poi c'è il nodo delle infrastrutture, «un tema che riguarda tutto il Paese. Dobbiamo guardarci in faccia - ha proseguito - e domandarci se vogliamo tornare a crescere». Infine, Marcegaglia ha ribadito che non è più possibile aspettare la riforma fiscale, «perché occorre abbassare le tasse a chi tiene in piedi il Paese, lavoratori e imprese. La Marcegaglia sdogana anche la patrimoniale. «Siamo pronti anche a un piccolo prelievo sul patrimonio - dice fuori dai denti - lo abbiamo detto, pur di avere meno tasse». Nel mirino c'è anche la governance europea. «Fa male vedere una carenza di leadership anche a livello europeo», tre anni dopo la grande crisi del 2008 e dopo la crisi che da tempo sta coinvolgendo la Grecia, ha aggiunto Marcegaglia. «Non può esserci una moneta unica senza una politica economica comune, senza un budget federale», ha spiegato. «O i leader europei hanno la capacità di superare i nazionalismi oppure io penso che tutto quello che abbiamo fatto nell'Unione europea rischia di non restare in piedi. E in questo caso le conseguenze sarebbero devastanti». Lo scenario delineato dalla Confindustria ha poche luci. «L'Italia non può più stare ferma, in stallo, perchè non è vero che stiamo meglio di altri». Certo anche l'Italia risente della crisi internazionale, «ma io sono d'accordo con il presidente Napolitano - ha detto Marcegaglia - che non si possono nascondere i problemi, alcuni che ci arrivano dal passato, altri che si sono incancreniti. Se non facciamo i conti qui a casa, facciamo un errore drammatico: come possiamo pensare che i tedeschi ci aiutino, visto che loro vanno in pensione a 65 anni?» Alla sollecitazione della Confindustria è arrivata, a stretto giro, la risposta dei sindacati. Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti indica che «gli otto punti della piattaforma congiunta presentata dalle parti sociali ad agosto sarebbero una buona base di partenza». «Spero - ha detto Angeletti - che Confindustria non si limiti a generici auspici, perchè non ci servono». Servono «proposte chiare e non ecumeniche, così Confindustria farebbe una cosa molto utile per il Paese e troverebbe in noi un interlocutore molto disponibile». Ma, aggiunge, «a condizione che non sia solo un elenco dei desideri». Susanna Camusso della Cgil garantisce la disponibilità a cercare «un fronte comune» anche se restano distanze su singoli temi.

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