S&P's declassa sette banche italiane
Dopo il downgrade del debito sovrano dell'Italia l'agenzia StandardPoor's ha abbassato i rating di sette banche italiane, tra le quali Intesa Sanpaolo e Mediobanca. I rating a lungo termine di Ca' de Sass e Piazzetta Cuccia scendono entrambi da A+ ad A. Per altre otto banche, tra le quali Unicredit, l'outlook è stato invece rivisto da "stabile" a "negativo". GLI ISTITUTI NEL MIRINO Il taglio alle banche italiane colpisce il rating del lungo termine di Mediobanca, di Findomestic, di Intesa Sanpaolo e delle sue controllate Banca Imi, Cassa Risparmio Bologna e Biis che passano da A+ ad A. Restano immutati ad A-1 i rating sul breve termine. L'agenzia ha confermato oggi i rating di lungo A e di breve periodo A-1 di Unicredit. Contemporaneamente ha rivisto l'outlook a negativo, "come diretta conseguenza della revisione sul rating dell'Italia (A/A-1 negativo) di ieri". Lo rende noto lo stesso gruppo bancario. "L'affidabilità creditizia di UniCredit è immutata e in linea con i criteri di Standard&Poor's - spiega ancora il gruppo -. Il livello del rating è allineato a quello del rating sovrano che ha guidato l'azione di revisione dello stesso". Ridotto anche il rating della Bnl a A+/A-1- Standard & Poor's ha confermato il rating di Enel a lungo termine ad A- e quello a breve termine ad A-2. L'outlook della società rimane negativo. S&P's ha ridotto il rating di lungo termine di Terna da A+ ad A. In conformità con i criteri dell'Agenzia per le "government-related entities", il rating di Terna rimane limitato dal merito di credito dell'ente sovrano. L'outlook rimane negativo. S&P'S: RISCHI PER LA MANOVRA Standard and Poor's teme rischi di realizzazione per la manovra. Il provvedimento di Ferragosto è basato per lo più su tasse le cui entrate potrebbero essere inferiori delle stime a causa della bassa crescita. Lo ha spiegato a Sky Tg 24 Maria Pierdicchi managing director della società di rating. "La minor crescita dell'Italia - ha detto - è legata a vari fattori: da un lato l'indebolimento generale dell'eurozona e quindi della domanda che l'Italia fronteggia, e quindi vediamo tutti i paesi rallentare il loro tasso di crescita. Dall'altro temiamo che la manovra da 60 miliardi da realizzarsi entro il 2013 possa avere un impatto depressivo sui consumi e infine vediamo il rischio che questa stessa manovra possa avere rischi di implementazione sia dal lato dei ricavi perchè sono ricavi importanti basati su entrate fiscali dove una minor crescita potrebbe avere un impatto riduttivo e inoltre in un paese che ha un'imposizione fiscale piuttosto alta". Quanto al raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, "sicuramente - ha sottolineato la Pierdicchi - l'obiettivo di migliorare il deficit e di andare verso una traiettoria di riduzione del debito è un obiettivo molto sfidante in questo momento ed è per questo che abbiamo mantenuto la prospettiva negativa, perchè vediamo rischi di implementazione perchè da un lato ci potrebbero essere minori entrate di quelle presupposte dall'altro il contesto economico potrebbe portare a una minor crescita di quella prospettata". L'ALLARME DELLA FED "Ci sono significativi rischi al ribasso sulle prospettive di crescita", ha affermato la Federal Reserve che ha allungato la scadenza dei titoli di Stato in portafoglio e annunciato l'acquisto di 400 miliardi di dollari di titoli di debito a lungo termine e la vendita 400 miliardi di dollari di titoli a breve. La Fed acquisterà entro il giugno 2012 400 miliardi di dollari di titoli di stato a lungo termine, fra i sei e i 30 anni, e cederà, nello stesso arco di tempo, 400 miliardi di dollari di titoli a breve termine. L'allungamento dei titoli in portafoglio punta a mantenere bassi i tassi a lungo termine. La Fed lascia invariato il costo del denaro: i tassi sui Fed Funds rimangono fra lo 0 e lo 0,25%. I nuovi stimoli all'economia della Fed, che ha lanciato l'operazione twist non sono stati votati all'unanimità dal Fomc. Per la seconda volta consecutiva, il board della Fed si è spaccato e la decisione è stata votata con 7 voti a favore e tre contrari. A votare contro sono stati il presidente della Fed di Dallas Richard W. Fisher, quello della Fed di Philadelphia Charles Plosser, e il presidente della Fed di Minneapolis Narayana Kocherlakota. LE BORSE IN ROSSO Wall Street in calo dopo i nuovi aiuti all'economia da parte della Fed. Il Dow Jones perde l'1,10% a 11.283,10 punti, il Nasdaq cede lo 0,24% a 2.583,54 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,30% a 1.186,52 punti. Mercati nervosi per l'ennesimo stop and go sulla sesta tranche di aiuti alla Grecia, ma soprattutto per il continuo aumento del peso della crisi del debito che le banche devono accollarsi, come certificato oggi dal Fondo monetario internazionale. Le piazze europee chiudono in rosso e poi in serata Standard & Poor's rivede in peggio il giudizio su 15 istituti italiani. Ma anche per le banche d'Oltreoceano la situazione è critica: Moody's ha tagliato il giudizio sul debito di Bank of America, Wells Fargo, Citigroup e la mossa affonda Goldman Sachs, che va giù del 3%. A condizionare il clima anche l'attesa per le decisioni della Federal Reserve su nuove misure di stimolo per economia e occupazione, con Wall Street che rimane contrastata. Così le borse del Vecchio Continente hanno vissuto una giornata all'insegna dell'incertezza per poi virare in negativo: la piazza peggiore è stata quella tedesca con Francoforte che ha terminato con ribassi del 2,47% zavorrata da Lufthansa (-5%) e dalle prese di profitto sul settore automobilistico. A pari merito Milano e Parigi che hanno archiviato un -1,6% facendo un pò meglio di Madrid (-1,82%). A seguire Londra con una perdita dell'1,4% Ancora pressioni sullo spread Btp-Bund che si è riportato in area 400 punti base: il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e tedeschi ha superato i 399 punti per poi chiudere a 398,6 (contro i 363,5 di Madrid), in un mercato sempre più in fuga dal rischio e che punta tutto sul blindatissimo bund. Tanto che il rendimento del decennale tedesco ha testato i minimi all'1,77% con il risultato di innescare un generalizzato allargamento degli spread (Spagna sopra i 363 punti, Francia sopra quota 84, Belgio sopra i 200). ATENE SPAVENTA L'EURO Debolezza per l'euro, che ha viaggiato sotto quota 1,37 dollari per poi avviare il solito recupero tecnico alla chiusura dei mercati europei, risalendo attorno a 1,3720 dollari. L'ennesimo rinvio di una soluzione del caso Grecia ha rimesso in agitazione i mercati: mentre Atene stringe i tempi per varare nuove misure di austerity, la troika (Bce, Fmi e Commissione Ue) annuncia un'altra missione tecnica per la prossima settimana, quando si terrà anche l'incontro tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier greco George Papandreou. La crisi del debito intanto morde soprattutto le banche: il Fmi calcola in 300 miliardi di euro il rischio credito per gli istituti europei e i titoli del settore hanno sofferto, in primis quelli francesi più esposti verso la Grecia e l'Italia, con Bnp Paribas che nel corso della seduta ha subito perdite del 5% seguita da Credit Agricole e Socgen con cali superiori al 2%. la Banca centrale europea intanto continua a foraggiare le banche in difficoltà con prestiti d'emergenza: oggi i rumors parlano di 500 milioni di dollari prestati a un istituto di credito europeo. La settimana scorsa l'Eurotower aveva erogato 575 milioni di dollari di liquidità a due banche.