Il Fmi non crede al pareggio di bilancio nel 2013
La crescita italiana rallenta. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) taglia le stime di crescita italiane al +0,6% nel 2011 e al +0,3% nel 2012, ovvero 0,4 e 1,0 punti percentuali in meno rispetto a giugno. E avverte: anche se le misure approvate dal Parlamento sono "importanti", con il debito che si stabilizzerà dal 2012 e il deficit che si ridurrà per scendere "vicino al livello della Germania nel 2013". Il pareggio di bilancio del 2013 rimandato al 2016. Un'analisi non condivisa dall'Ue, seconda la quale "l'Italia ha fatto tutti i passi necessari per raggiungere gli obiettivi concordati con la Ue, tra cui il pareggio di bilancio nel 2013. È in linea con quanto concordato". Il Fmi stima per l'Italia un deficit al 4% del pil nel 2011 e al 2,4% nel 2012: a partire dal 2013 il deficit si attesterà all'1,1% fino al 2016. Il debito sarà al 121,1% quest'anno e al 121,4% il prossimo, per poi scendere al 120,1% nel 2013 e raggiungere il 114,1% nel 2016. Il governo prevede una crescita dell'1,1% quest'anno e dell'1,3% nel 2012, ovvero superiori a quelle del Fmi. E alla differenza sulle previsioni di crescita è riconducibile la stima del Fmi sul mancato raggiungimento del pareggio di bilancio. Secondo il Fmi servono riforme strutturali. "Il problema dell'Italia è un tasso di crescita relativamente basso: il governo deve continuare il risanamento e adottare riforme strutturali che rafforzino la crescita", afferma Jorge Decressin, economista del Fmi, sottolineando che quando si parla di Italia "è necessario tenere in considerazione quattro cose. Una è che il deficit attuale del 4% è favorevole rispetto ad altre economie avanzate. Due che il deficit calerà all'1% nel 2013 e sarà più basso di altre economie avanzate. Tre che il livello del debito inizierà a scendere nel 2013 e nel 2016 sarà, rispetto al pil, più basso di quello americano. Quattro che la spesa sanitaria e per le pensioni non è prevista salire molto". "L'Italia può fare di più per aumentare il proprio potenziale di crescita", aggiunge Carlo Cottarelli, responsabile del Fiscal Monitor, secondo il quale riforme dei servizi e del mercato del lavoro andrebbero in questa direzione. Il debito italiano è sostenbile - afferma Olivier Blanchard, capo economista del Fmi - se sono realizzate le misure decise ed è in grado di finanziarsi a tassi relativamente bassi. "Ma se i mercati iniziano a chiedere tassi di interesse dell'8-9 e 10%, allora è chiaro che il debito non è sostenibile. È essenziale quindi che ci sia qualcuno che renda i tassi bassi. In questo momento questo ruolo è giocato in parte dalla Bce, ed è un ruolo molto importante". Le pressioni spread dell'Italia "riflettono i crescenti timori degli investitori sul legame fra debiti sovrani-banche, e sulla capacità di Eurolandia di arrivare a una soluzione convincente e duratura". L'aumento dei costi finanziamento per Italia e Spagna ha nel "breve periodo implicazioni sul bilancio significative ma gestibili, meno dello 0,2% del pil se dovessero continuare fino alla fine dell'anno. L'Italia può sostenere spread di 300-500 punti base per diversi anni mentre corregge la dinamica del debito".