L'allarme debito affossa le Borse
Apertura in profondo rosso in Europa. Continuano a crollare le Borse mondiali e anche in Europa sono ripartite le cadute a catena in avvio di settimana: l'ennesima giornata di passione con lo spettro di un default della Grecia sempre più concreto e i timori di un possibile downgrade dei big del credito francese da parte di Moody's, a causa della loro forte esposizione al debito ellenico. Al giro di boa di metà seduta, Parigi è la piazza che accusa le maggiori perdite, con il Cac40 in caduta del 4,7%. Segue Milano, con il Ftse Mib giù del 3,8%, Madrid (-3,3%) e Francoforte (-3,2%). L'euro quota 1,3616 dollari, dopo avere toccato, in avvio di seduta, il livello più basso degli ultimi sette mesi a 1,3493. A Parigi vanno a picco i titoli delle banche: Bnp Paribas lascia sul terreno oltre il 13%, Societe Generale e Credit Agricole del 9%. Sui tre istituti incombe l'incognita del possibile declassamento di Moody's, che a metà giugno aveva messo sotto osservazione i rating e in settimana scadrà la finestra di tre mesi entro la quale l'agenzia tradizionalmente annuncia la sua decisione. Effetto domino anche sui titoli bancari delle altre piazze europee: a Francoforte Deutsche Bank scivola del 9%, a Milano Unicredit dell'8,7%. Sul fronte italiano, rimane alta la tensione sui titoli di Stato italiani, con lo spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco schizzato questa mattina oltre 380 punti, per poi assestarsi intorno a quota 375. In crescita anche il rendimento dei Buoni del Tesoro, con un netto rialzo per i rendimenti dei Bot a un anno. Nell'asta odierna sono stati collocati titoli a 3 mesi e a un anno per complessivi 11,5 miliardi, ma il Tesoro ha dovuto offrire rendimenti più elevati: per la tranche a 1 anno (da 7,5 miliardi) il tasso medio è balzato al 4,153% dal 2,959% dell'emissione di agosto. Sui mercati pesano tanti fattori che vanno dai persistenti allarmismi sui rischi di solvibilità dei debiti pubblici nell'area euro, mentre tornano forti scetticismi sulla Grecia e sul meccanismo di aiuti Ue-Fmi che da mesi tiene a galla il paese, a nuove tensioni che prendono di mira il settore bancario, tra indiscrezioni di stampa di possibili declassamenti di rating a carico di istituti della Francia che zavorrano pesantemente i relativi titoli. Di fondo si fa sentire anche il generalizzato timore di pesanti rallentamenti della ripresa economica nei paesi avanzati, con lo spauracchio di una ricaduta in recessione. La spaccatura nella Bce incrementa l'allarmismo di questo quadro. Venerdì scorso si sono aggiunte le dirompenti dimissioni del capo economista della Bce, Juergen Stark, piombate mentre si svolgeva il vertice del G7 delle Finanze a Marsiglia. Sulle prime hanno innescato una tempesta di voci su fratture con il resto del direttorio in merito al programma di acquisti di titoli di Stato dell'istituzione monetaria, riattivato ad inizio agosto e che è stato esteso anche alle emissioni di Italia e Spagna - oltre a quelle di Grecia, Irlanda e Portogallo - dopo timori di una estensione della crisi debitoria. Successivamente vari esponenti della Bce hanno cercato di rassicurare, in particolare il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet che ha ripetutamente affermato che Stark ha lasciato per ragioni personali. L'interessato finora non ha parlato. Già venerdì scorso l'euro era crollato a ricaduta di questa vicenda, oggi cede ulteriormente a 1,3561 dollari (la scorsa settimana fluttuava al di sopra di 1,40). Gli impegni del G7 sulla riadozione di uno spirito di coordinamento globale nelle politiche economiche, tra scetticismi su cosa possano sortire in concreto, non sembrano per ora esser riusciti a rassicurare i mercati. E la tensione che si è riscatenata si è fatta sentire anche sui titoli di stato italiani, con aumenti dei rendimenti che si erano registrati anche nella seduta di venerdì. L'Ue all'Italia: "Pronti a nuove misure sulla manovra". Per l'Unione Europea l'Italia deve essere pronta a prendere "misure aggiuntive qualora le entrate derivanti dal fisco siano minori di quanto previsto e se vi fossero difficoltà a tagliare la spesa come stabilito. E' quanto rileva il rapporto 2011 della Commissione Ue sullo Stato delle finanze pubbliche dell'Unione. Per il commissario Ue Rehn bisogna consolidare i conti pubblici per difendersi dalla speculazione e affrontare le tensioni dei mercati. "I paesi coinvolti devono continuare a puntare al raggiungimento degli obiettivi di consolidamento di bilancio e a decidere misure aggiuntive se necessarie" dice il commissario europeo agli Affari economici e monetari ai dati del rapporto annuale della Commissione sulle finanze pubbliche. Secondo il rapporto, nel 2012 il rapporto debito/Pil sarà aumentato di 20 punti rispetto a 5 anni prima raggiungendo a livello europeo l'83,3%. "Gli attuali piani di consolidamento dovrebbero stabilizzare il debito a partire dal 2012 - si legge nel rapporto - ma la sfida è di assicurare che questi piani più ambiziosi siano applicati preservando le appropriate differenze fra Stati". Giù anche le Borse asiatiche per i timori sul debito dell'Eurozona e la paura di un default della Grecia. Tokyo chiude ai minimi da aprile in calo del 2,3%. Hong Kong cede il 3,93%, Shanghai lo 0,05% e Seul termina in perdita dell'1,83%.