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L'inflazione è dietro l'angolo

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Dopo una serie di giravolte degne di un grande circo equestre la manovra è stata approvata dal Senato dopo che per molti giorni la commissione bilancio aveva discusso e approvato un altro testo. La confusione, come si vede, regna da tempo sovrana. La decisione di approvare finalmente una manovra è un fatto positivo in sé al di là della sua qualità perché in politica l'incertezza è il peggiore dei mali. Detto questo veniamo al merito ispirato largamente dall'Europa. Quella approvata è una manovra recessiva, inflazionistica e assolutamente inadeguata a raggiungere il pareggio di bilancio. È un giudizio molto severo il nostro ma da sempre siamo più legati ad una informazione vera per i nostri lettori che non ad appartenenze politiche o culturali. L'aumento dell'Iva di un punto e l'incremento, ancorchè modesto, dell'accisa sulla benzina accentuerà il tasso di inflazione che già oggi viaggia al 2,7%. L'inflazione, come si sa, è la tassa più odiosa perché riduce il potere d'acquisto dei ceti più deboli, e cioè i pensionati e i lavoratori dipendenti a più basso reddito. Inoltre la manovra è recessiva come ogni manovra che taglia la spesa a meno che non vi siano compensazioni sul versante della crescita. E di queste compensazioni non v'è traccia nella manovra. Anzi, c'è l'esatto contrario. Il taglio di sei miliardi nel 2012 è di 2,5 nel 2013 ai ministeri, ad esempio, si trasferirà pari pari sui fondi per le aree sottoutilizzate che hanno in bilancio una capienza sufficiente. Con il che ridurremo la spesa in conto capitale, e cioè gli investimenti, dal momento che la spesa corrente o è incomprimibile (stipendi) o è talmente ridotta al lumicino (l'acquisto di beni e servizi) da non poter più essere ridotta. Nessuno dice, ad esempio, che il ministero della difesa non ha più i soldi per addestrare i militari in servizio o per manutenere tutto il materiale tecnologico in dotazione alle forze armate così come tutti tacciono, a cominciare dai ministri competenti, che le forze dell'ordine hanno difficoltà a far girare le volanti o a farle riparare quando ne hanno bisogno perché non hanno i soldi per pagare la benzina e gli aggiusti. Ecco, dunque, perché è recessiva la manovra. Taglia gli investimenti pubblici governativi e in più quelli locali con la riduzione di oltre 9 miliardi di euro per le regioni, le province e i comuni. Questi ultimi tagli, peraltro, si concretizzeranno non solo nella riduzione degli investimenti locali ma anche dei servizi alle famiglie con l'aggiunta dell'aumento delle tariffe e delle tasse locali (trasporti, asili, addizionali varie e via di questo passo). Il quadro complessivo, insomma, determinerà una minore crescita dell'economia nei prossimi anni (per il 2012 infatti, l'attesa è di una crescita di appena lo 0,5%) e un ulteriore affanno per le famiglie a basso reddito strette come saranno da una inflazione in salita che ridurrà il loro potere d'acquisto e dall'aumento delle tariffe locali nonché dalla eliminazione di alcuni servizi pubblici. Tutto questo sacrificio per non raggiungere neanche l'obiettivo del pareggio di bilancio né nel 2013 e forse neanche nel 2014. E tanto per finire, l'ultima ciliegina sulla torta di questa manovra è che i dipendenti pubblici e i pensionati con oltre 90 mila euro lordi l'anno (4500 euro netti al mese) pagheranno il cosiddetto prelievo di solidarietà mentre chi guadagna fino a 290 mila euro l'anno ne sarà esente salvo a pagare una percentuale minore (3%)se dovesse superare i 300 mila euro lordi l'anno. Insomma il trionfo orgiastico della inutilità ai fini degli obiettivi prefissati (pareggio di bilancio e crescita) e della iniquità avendo scaricato sulle fasce del ceto medio - basso larga parte dei sacrifici. Il fatto che l'Europa l'abbia approvata ci dice molto poco perché è la stessa Europa che negli ultimi tre anni osannava al contrario di noi il nostro ministro dell'economia spiegando che andava tutto bene e che i conti erano sotto controllo. Ma di questo avremo occasione di riparlarne in attesa di rivedere cosa altro ci riserverà fra quattro settimane la nuova finanziaria, denominata ironicamente legge di stabilità.

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