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Stop dei big Ue all'eurobond

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LeonardoVentura Il Parlamento europeo è dalla parte di Tremonti, quando si parla di eurobond. Ma proprio nel giorno in cui da Berlino il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha ribadito che prima di lanciarli vanno unificate le politiche fiscali di Eurolandia, la risposta dei tre big dell'economia europea è stata fredda. L'audizione di Trichet, Juncker e Rehn davanti alla Commissione economico-finanziaria che ieri ha riaperto i lavori dell'Europarlamento a Bruxelles ha fatto una doccia fredda all'ipotesi dell'eurobond. Dai popolari del Ppe ai socialisti dello S&D (col tedesco Bullmann che ha parlato di mezzo «che aiuterebbe gli stati a proteggersi dalla speculazione»), dai liberaldemocratici dell'Alde fino ai Verdi e la Sinistra Unita del Gue sono stati molti gli interventi a favore del lancio delle obbligazioni europee come strumento per la stabilizzazione dell'euro e il rilancio della crescita. Ma il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, ha ignorato questo pressing e consapevole della delicatezza del tema, ha preferito glissare così come ha fatto il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker che pure in passato è stato promotore dell'idea. Juncker ha preferito cogliere l'occasione per schierarsi nettamente a favore della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. In compenso il Commissario per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha annunicato che Bruxelles studierà «proposte alternative» sugli eurobond ma occorrerà portare avanti anche un «dibattito politico approfondito» sulle conseguenze che un'iniziativa del genere avrà sulla sovranità fiscale nazionale dei Paesi membri. «Ci sono grandi aspettative» sull'utilità degli eurobond, ha riconosciuto Rehn che però ha posto degli steccati. «In ogni caso - ha precisato - eventuali eurobond dovranno essere accompagnati da una maggior sorveglianza sui bilanci e da un più stretto coordinamento politico, per garantire un sistema di finanze pubbliche maggiormente sostenibile, con conseguenze evidenti sulla sovranità fiscale; e ciò richiederà quindi un dibattito approfondito nelle sedi europee». Trichet poi richiama i governi alla disciplina di bilancio. È «responsabilità dei governi» garantire la loro «credibilità» e riconquistare la fiducia dei mercati: gli acquisiti dei titoli di Stato sul mercato secondario da parte della Bce «non possono essere utilizzati per aggirare il principio fondamentale della disciplina di bilancio». All'unisono Rehn, Juncker e Trichet hanno sottolineato che l'accordo raggiunto il 21 luglio scorso dai leader dell'Eurogruppo per salvare la Grecia e assicurare la stabilità dell'euro «deve essere applicato integralmente al più presto possibile».

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