Dirigente-operaio, la differenza è di 356 euro al giorno
Un rapporto curato da Iref mette a confronto le retribuzioni medie giornaliere dei lavoratori dipendenti del settore privato. La retribuzione media giornaliera è di 82 euro: 340 euro in più per un dirigente, 111 euro in più per un quadro, e solo 6 euro in più per un impiegato. 16 euro euro in meno rispetto alla media è la paga di un operaio. Il lavoratore apprendista guadagna 31 euro in meno rispetto alla media. 27 euro in meno al giorno per le donne nel confronto con gli uomini. "Oltre alle ovvie componenti organizzative - spiega il presidente delle Acli, Andrea Olivero, che ha condotto il rapporto - in riferimento a diverse mansioni, ruoli e responsabilità, sono dati che mettono in evidenza una divaricazione eccessiva delle retribuzioni, che non può non essere presa in considerazione in queste ore in cui si discute di sacrifici per il paese. Ancora una volta la questione della redistribuzione si rivela cruciale. Non solo per esigenze di giustizia e di coesione sociale, ma per oggettive ragioni economiche. Restituire risorse ai lavoratori e alle famiglie del ceto medio è l'unico modo per garantire la tenuta dei consumi e il rilancio del paese. Occorre assolutamente ripristinare nella manovra economica il contributo di solidarietà e la misura patrimoniale". Il lavoro sommerso: 12 posti di lavoro su 100 sono oggi irregolari, 18% al Sud e il 27% il Calabria. La struttura della produzione: solo lo 0,1% di grandi imprese contro lo 0,5 della Germania e lo 0,4 della Gran Bretagna. Il prospetto demografico sempre piu' negativo: l'indice di ricambio della popolazione attiva (rapporto tra popolazione 15-24 anni e popolazione 55-64 anni, moltiplicato per cento) pone oggi l'Italia in una posizione intermedia rispetto all'Europa ma e' destinato a peggiorare nettamente da qui a 20 anni. In tema di occupazione, secondo lo studio, diminuiscono gli occupati di fascia alta, cresce l'occupazione non specializzata. Nel 2010 sono andate perse circa 70mila posizioni dirigenziali, hanno perso il lavoro 78mila professionisti della conoscenza e oltre 100mila tecnici. Questo nella fascia alta della forza lavoro. 110mila sono stati invece gli operai specializzati e gli artigiani costretti a lasciare il lavoro. Hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro soprattutto donne in posizioni professionali non specializzate (+108mila) o impiegatizie (+58mila).