Crisi, Bernanke: "La crescita Usa aumenterà nel secondo trimestre"
Ben Bernanke delude chi ancora credeva in un nuovo round di allentamento monetario: il presidente della Fed lascia aperta la porta a nuovi aiuti all'economia ma rimanda a settembre. La ripresa è debole ma si rafforzerà e ora non sembra avere bisogno di aiuti. Le parole di Bernanke sono una doccia fredda per i listini europei e americani. Almeno all'inizio: dopo una reazione negativa, l'Europa si salva con un provvido colpo di coda finale. Wall Street ha più tempo per digerire il discorso e chiude in rally. Il Dow Jones sale di 134,32 punti, o l'1,21%, a 11.284,54 punti. Il Nasdaq avanza di 60,22 punti, o il 2,49%, a 2.479,75 punti. Lo S&P 500 mette a sgeno un progresso di 17,53 punti, o l'1,51%, a 1.176,80 punti. La giornata fra le Borse mondiali era impostata nell'attesa dell'intervento del presidente della Fed, nell'ambito dell'incontro annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole. Da giorni gli operatori tiravano Bernanke per la giacchetta invocando a gran voce una maxi iniezione di liquidità, panacea di ogni male finanziario, complici anche recentissime stime sulle 'munizionì di cui è dotato l'istituto di Washington. Quando nel pomeriggio, alle 4 (ora italiana), il presidente della Fed ha iniziato a parlare e non ha annunciato alcuna azione immediata i listini sono crollati. Il calo in realtà era partito ben prima con il dato rivisto al ribasso sul pil Usa nel secondo trimestre (+1% dalle precedenti stime dell'1,3% e contro l'attesa di un ritocco all'1,1%). In pochi minuti, con il discorso di Bernanke, l'Europa perdeva più del 3%, Milano inclusa. Sembrava un copione già visto: il 'venerdì nerò. Poi un colpo di coda ha salvato la situazione e il peggio è stato evitato. L'indice paneuropeo Stxe 600 ha finito in calo dello 0,68%, Milano ha perso lo 0,97% e in Europa tra le piazze 'peggiorì poco di più perdono Parigi (-1,01%) e Madrid (-1,37%). I mercati del Vecchio Continente non trovano comunque un puntello nel rinnovo del divieto di vendite allo scoperto deciso ieri sera in modo coordinato dalle Consob di Italia, Francia, Spagna, Grecia e Belgio. E a Milano, a dispetto del bando agli "short selling" e anche di un ottimo risultato dell'asta dei titoli di stato, le vendite bersagliano ancora una volta senza pietà le banche. Questa volta la maglia nera la vince l'Ubi (-4,22%), con la Bpm (-3,88%), ma in pochi si chiaman fuori. E nel comparto industriale tornano gli ordini in lettera su Fiat (-2,43%). Sul monetario si tira intanto il fiato. L'asta Bot a sei mesi e Ctz si può infatti guardare come un successo soprattutto sui rendimenti, in calo: Il Tesoro ha collocato 8,5 miliardi di Bot a sei mesi offrendo un interesse medio del 2,14%, in calo rispetto al 2,269% dell'asta precedente. Ha piazzato poi 2 miliardi di euro di Ctz con scadenza nel 2013 con un rendimento del 3,408%, in calo dal 4,038% dell'ultima asta. Tornando ai mercati europei, nel mattino a Francoforte sembrano esserci ancora tensioni, dopo l'incredibile tonfo della vigilia sulle voci incontrollate di un imminente declassamento del rating del paese. Il gioco dei rumor su Twitter intanto prosegue, e le voci continuano sul downgrade a rimbalzare, questa volta con meno efficacia. Alla fine la piazza tedesca va pure meglio di Milano (-0,84% l'indice Dax di Francoforte). Quando chiude l'Europa, Wall Street inizia a pensare che il bicchiere è mezzo pieno: la crisi e la recessione non hanno «segnato» i fondamentali dell'economia americana. La ripresa - afferma Bernanke - accelererà ma ci vuole del tempo. La Fed è pronta ad agire se appropriato e continuerà a valutare la «gamma degli strumenti» a disposizione a sostegno della crescita in settembre, quando il Fomc si riunirà per due giorni e non più uno come previsto. Secondo gli analisti, l'estensione potrebbe alimentare le speranze di un intervento della banca centrale, con un giorno in più per creare consenso.