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Un calcio più etico aiuta la coesione

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Troppisprechi e privilegi che, eticamente controproducenti, forniscono una spiacevole percezione a chi fa fatica ad arrivare alla terza settimana. Il privilegio è fenomeno diseducativo per giovani che si illudono di arrivare prima imboccando scorciatoie con minore fatica. L'economia progredisce per iniziative personali di uomini che si sacrificano, studiano, combattono con voglia di fare. L'Italia ha nel Dna e nel suo popolo la volontà di uscire dalla crisi. La vulgata estera irride di noi. Soltanto perché pochi approfittatori e farabutti arrotano i denti per mangiare a dismisura con intrallazzetti di periferia e chiacchiere. L'economia non avanza per decreto. La politica deve dare impulsi e indirizzi per creare la scossa giusta. Non possiamo però aspettare la Provvidenza. Ognuno deve darsi da fare. Pensiamo ad un caso concreto apparentemente banale. Fra poco inizierà il Campionato. L'attenzione è focalizzata su acquisti di campioni più o meno tali. Le squadre si svenano. I tifosi si eccitano, anche se poi resteranno delusi. Nel calcio, sport nazionale, va introdotta un'etica delle spese. Piccola proposta. Le squadre spendono molto per i vivai. I giovani poi non trovano sbocchi perché chiusi da costosi stranieri, spesso bidoni. Perché non stabilire che, nei sedici giocatori convocati ci siano almeno due giovani sotto i vent'anni provenienti dal vivaio? Ne beneficerebbero giovani, bilanci e la nostra Nazionale. È provato che le vittorie sportive rappresentano un forte deterrente per la coesione nazionale. Importante in momento nel quale fare squadra è l'unico sistema per difenderci. Da chi ci vuole male.

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