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Italia-Germania tra euro e marco

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I nemici in Italia non si riconoscono lealmente. La campagna di delegittimazione dell'avversario politico è lo sport più praticato. A destra e a sinistra, anche se a dire il vero più a sinistra che a destra. Se dovessimo misurare l'indice di maturità di un Paese solo con questo elemento della vita pubblica, saremmo all'ultimo posto. Il senso dell'intervento di Giorgio Napolitano di ieri è questo: basta con la secolare lotta tra guelfi e ghibellini, qui sta andando tutto a rotoli, datevi da fare. Insieme. Sono pronto a scommettere che non verrà accolto. La visione manichea della vita ha permeato tutto. Una destra immatura e una sinistra archeologica non possono produrre il miracolo. Al posto di Napolitano io mi accontenterei di un minimo di stabilità, della riforma delle pensioni, di una nuova legge elettorale e di un finale di legislatura senza scossoni antidemocratici. L'Italia è un pezzo importante del mosaico europeo, ma non quello fondamentale. Tutto ruota in questo momento intorno alla Germania. I tedeschi sono prigionieri del loro egoismo e nazionalismo, hanno confuso l'euro con il marco, l'Europa con la Grande Germania, la Banca Centrale europea per la Bundesbank e basta. Sono una forza egemone che tende naturalmente al dispotismo. È ora che qualcuno alzi la mano e faccia notare ai tedeschi che la guerra è finita da un pezzo e l'euro non va confuso con il burro e i cannoni.  

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