Decreto brucia energia
La manovra si è abbattuta come un ciclone sui titoli del settore energetico. La previsione di un’addizionale sugli utili ha mandato al tappeto tra gli altri Snam Rete Gas (-9,9%) e Terna (-13,6%). Solo il Tesoro che detiene quote importanti nelle aziende del comparto ha perso 1,6 miliardi. A soffrire sono tutte le società che, da quest'anno si vedranno applicata la maxi-addizionale Ires del 10,5%. E dunque anche gli operatori delle rinnovabili Enel Green Power (-5,4%), Falck Renewables (-6,%) e Ternienergia (-3,9%). La tassa aggiuntiva ha messo sotto pressione anche Enel (-4,2%), Saras (-4,4%) ed Edison (-3,3%) - a cui già si applicava l'addizionale Ires al 6,5% introdotta nel 2008 - e per le quali l'aggravio sarà dunque rappresentato da 4 punti percentuali in più. Penalizzate anche le ex municipalizzate a controllo comunale come A2A (-1,5%), Iren (-4,6%), Acea (-1,4%). Ha schivato la mazzata, grazie al recupero della borsa sul finale di seduta, solo l'Eni (+0,4%). Insomma una distruzione di valore che non è chiaro fosse stato in conto dagli estensori della manovra. Sta di fatto che lo Stato, che dalla misura conta di incassare 3,2 miliardi, ne ha persi in un sol giorno 1,6. Questo per la perdita di capitalizzazione delle quote che il Tesoro ha in società Eni, Enel, Enel green power, Snam rete gas e Terna. La finanza ha espresso dunque un netto no alla tassazione aggiuntiva perché avrebbe effetti negativi sulla capacità di produrre reddito dei gruppi del settore, mettendo a rischio il livello dei dividendi o degli investimenti. Così sono stati inevitabili i contraccolpi in Borsa. A essere colpiti senza pietà sono i cosiddetti «cassettisti» ovvero i detentori di azioni per un tempo più lungo rispetto agli speculatori di breve termine. Molti di questi puntano sull'energia puntando a un flusso di dividendi costanti nel tempo e a un aumento del valore del titolo. Gli stessi ormai nel mirino del governo da tempo. Già hanno infatti dovuto sopportare l'aumento del bollo sul deposito titoli stabilito dalla manovra di luglio. Non solo. Loro come tutti i possessori di azioni saranno toccati anche da un altro provvedimento della manovra, e cioè dall'armonizzazione delle tasse sulle rendite finanziarie. Finora la tassa sulle plusvalenze o sulle cedole era pari al 12,5%. Con la manovra la stessa percentuale passa al 20%. Insomma stangate continue a chi ha investito in azioni già duramente colpito dalle oscillazioni violente degli ultimi mesi e che hanno riportato i prezzi indietro anche del 20% rispetto agli inizi di giugno. Per ora le principali aziende interessate dalla norma hanno fornito al mercato i possibili impatti in termini di costo. Snam, che ha confermato «l'attuale politica dei dividendi» ha previsto di pagare 150 milioni in più di tasse all'anno per il prossimo triennio (contro i 220 milioni stimati nella relazione tecnica alla finanziaria). Jp Morgan ha ipotizzato per l'Enel un costo annuo di 300-325 milioni. Per Terna il conto potrebbe aggirarsi sui 70 milioni annui nel triennio (20 in meno di quanto previsto nella relazione tecnica) per un totale - nel quinquennio - di 300 milioni. Tutte le aziende potrebbero rallentare i piani di investimento stabiliti.