Borse da incubo Milano chiude a -6,6%
Alla fine è tornato il panico. Le borse europee e Wall Street sono state nel pomeriggio in balia per un paio d'ore delle voci di un downgrading della Francia, oltre che di una delle sue più importanti banche, Societé Générale, precipitata di più del 20%. Alla fine è arrivata la smentita ufficiale del ministero delle Finanze di Parigi, oltre che delle tre agenzie di rating. Ma intanto la corsa a vendere banche e ad affossare indici è partita, e non si è più arrestata. Così Piazza Affari ha chiuso con un crollo dell'Ftse Mib del 6,6%, il più forte d'Europa. In un mese l'indice ha perso il 22,39%. Intesa Sanpaolo, più volte sospesa, ha terminato la giornata con un meno 13,79%. Sorte non molto diversa per Ubi (-10%), Mps (-9,7%), FonSai (-9,5%), Unicredit (-9,3%). Tra gli industriali, Fiat è caduta dell'8,2%, Prysmian del 9,8%. Scivolano in profondo rosso gli indici di borsa americani sulla scia dei rinnovati timori provenienti dal Vecchio Continente. La chiusura di Wall Street vede il Dow Jones perdere il 4,64% con un calo di 521,42 punti a 10.718,35. Il Nasdaq cede il 4,09% perdendo 101,47 punti e si attesta a quota 2.381,05. Per l'S&P 500 il rosso è del 4,43% a 1.120,62 punti con una perdita di 51,91 punti. Il Dow Jones ha chiuso la seduta con il secondo tonfo in tre giorni perdendo il 4,63 per cento a 10.719 punti, un calo di 520 punti. L'accelerazione delle perdite in chiusura ha portato il Nasdaq giù del 4,09 per cento a 2.381 punti e lo S&P 500 in calo del 4,42 per cento a 1.120 punti. Al crollo delle azioni si è accompagnato un nuovo record dell'oro che ha toccato i 1.784 dollari all'oncia. Il Dow Jones ha chiuso la seduta con il secondo tonfo in tre giorni. Al crollo delle azioni si è accompagnato un nuovo record dell'oro che ha toccato i 1.784 dollari all'oncia. A Milano la giornata si era aperta in forte rialzo con il Ftse Mib a +2,60%, ma, in meno di un'ora, gli indici avevano bruciato tutti i guadagni scendendo sotto -1%. La buona notizia del collocamento di 6,5 miliardi di Bot a 1 anno nell'asta odierna (con domanda pari al doppio dell'offerta) non era riuscita a risollevare il listino, che è rimpiombato in forte calo nella seconda parte di seduta, trainato dall'andamento pesante del comparto bancario, a mano a a mano che si avvicinava l'apertura di Wall Street. Sui listini europei e di New York si è scatenato il panico dopo le voci, poi smentite dal governo francese e dalle agenzie di rating, di un possibile downgrade del rating sul debito sovrano di Parigi. Rumors che hanno affossato le banche del Vecchio continente, in particolar modo quelle francesi e italiane. E spinto il Ftse Mib sotto i 15mila punti, a un nuovo minimo dell'anno (cioè 14.676; il minimo precedente, 15.132 punti, risale a ieri). Sul paniere principale, a picco tutto il comparto finanziario, segnato da raffiche di sospensioni per eccesso di volatilità, durante la parte finale della seduta. Male gli industriali e gli energetici. Parmalat e Tod's gli unici titoli che chiudono in rialzo. L'indice Cac 40 a Parigi è andato a picco, mentre sprofondavano i titoli dei maggiori gruppi bancari dell'Esagono, alla fine ha chiuso con un meno 5,45 per cento. Non è certo andata meglio a Milano, l'indice Ftse-Mib ha chiuso al meno 6,65 per cento dopo una raffica di sospensioni di scambi su titoli per eccesso di ribasso. Scene analoghe a Francoforte, che ha ceduto il 5,13 per cento, mentre Londra hè riuscita a contenere il collo - si fa per dire - ad un meno 3,05 per cento. A Wall Street i ribassi si sono andati aggravando, a metà seduta il Dow Jones che cede il 3,51 per cento, dopo aver segnato cali di oltre il 4 per cento, il Nasdaq cade del 2,92 per cento. Vendite da panico mentre dove si girano gli investitori vedono fattori di rischio: pericoli di ricaduta in recessione negli Stati Uniti. Pericoli sui debiti in Europa. E forse hanno deluso le ultime decisioni della Federal Reserve: la banca centrale americana ha sì bloccato i tassi di interesse praticamente a zero per due anni, ma non ha lanciato quella nuova tornata di acquisti di titoli finanziari che molti speravano (Quantitative Easing III).