Fuga in Svizzera
Non è ancora certo se la nave affonderà, ma qualcuno sta già cominciando a calare in mare la scialuppa di salvataggio carica dei risparmi di una vita. E all'orizzonte si profila il rischio di una fuga di capitali: in base agli ultimi dati diffusi dalla Banca d'Italia a inizio giugno mancavano all'appello oltre 140 miliardi da banche e fondi comuni rispetto al luglio 2010, di cui quasi 25 miliardi solo dai conti correnti. L'incubo degli italiani è che si ripeta quanto avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando il governo guidato da Giuliano Amato approvò un decreto d'emergenza che autorizzava un prelievo del 6 per mille su tutti i conti correnti e del 3 per mille sulle rendite catastali (rivalutate) dei loro immobili. Una patrimoniale una tantum per impedire il fallimento dell'Italia, in quei mesi nel mirino della speculazione. L'alternativa? Delocalizzare i risparmi, secondo qualcuno che si rifà all'esempio dei greci: in meno di dodici mesi hanno ritirato 40 miliardi dai conti correnti in banca (il 20% del totale) facendoli sparire nel nulla. Fra l'altro a un passo dall'Italia c'è quello che gli anglosassoni definiscono ancora un safe heaven, un paradiso sicuro. Da qualche mese è dunque ripreso a ritmi vorticosi il flusso di denaro dall'Italia alla Svizzera. L'eventuale rimpatrio in fondo, come insegna l'ultimo scudo, costa «solo» il 5 per cento. Nel frattempo aumenta l'invidia per i circa 55mila frontalieri, italiani che quotidianamente si recano in Svizzera e rientrano la sera a casa. Il loro stipendio è pagato in franchi e da quando l'euro ha cominciato a perdere terreno nei confronti della divisa elvetica, la loro busta paga per effetto del cambio favorevole è diventata via via più pesante. Con gli ultimi record del franco si è completata una crescita che ha portato lo stipendio dei frontalieri a crescere in un anno addirittura del 33,7%. Un premio doppio, perché tutto questo accade mentre il mercato del lavoro, comprese le zone di frontiera della Lombardia e del Piemonte, continua a dare segni di stagnazione. Per questo c'è già chi sta pensando di fare le valige e traslocare, impresa e famiglia, nelle verdi valli dei cantoni approfittando di una fiscalità agevolata e di una burocrazia più snella mentre altri stanno ragionando se conviene spostare lì (legalmente) una parte dei propri risparmi. Dal canto loro gli svizzeri ci guardano con sospetto: nelle sale operative dei quattro cantoni l'ordine di scuderia sul debito pubblico italiano è «Sell» (vendere) e anche in fretta. Perché la paura delle grandi banche svizzere, guardando lo spread fra il Bund e i nostri titoli di Stato, è che i tedeschi comincino presto a scaricare in massa il Btp come avevano fatto con il Bot nel 1992 (ha già cominciato Deutsche Bank, la più blasonata banca tedesca, che ha dichiarato di voler ridurre drasticamente la propria esposizione netta verso i titoli del debito italiano). Ricordando anche che il 28 agosto di 19 anni fa, con un rapporto debito/Pil al 120%, furono proprio i tedeschi a darci il colpo finale: il cambio con il marco tedesco toccò il massimo di 765 lire. Tanto che la moneta italiana venne affossata e il governo Amato fu costretto a uscire dallo Sme e a varare una manovra lacrime e sangue da 90 mila miliardi di lire. A convincere gli elvetici a mollare il Btp c'è stata anche l'impennata del franco svizzero che, nell'ultimo anno, ha guadagnato quasi il 15% nei confronti dell'euro, facendo scendere il tasso di cambio tra le due valute al minimo storico, cioè attorno al livello di 1,15. Alla base della corsa del franco ci sono anche e soprattutto i buoni fondamentali economici della Svizzera, che ha una disoccupazione pari ad appena il 2,8%, un debito pubblico inferiore alla metà della ricchezza nazionale e un Pil che, nella prima parte del 2011, è cresciuto a un ritmo di oltre il 2% su base annua. Tanto che, il franco sta diventando un rifugio per tutti i grandi investitori, proprio come l'oro. Per chi non intende scappare dall'Italia, il mantra dei gestori è diversificare il portafoglio di investimenti, scommettere su titoli di stato solidi come il Bund tedesco o appunto sui classici beni rifugio da manuali d'economia: l'oro e il franco svizzero che, sarà un caso, sono saliti del 10 e del 15% dall'inizio di luglio. Il problema però non è solo come guadagnare soldi, ma anche come non perderli. Default globale a parte, l'incubo degli italiani è la riedizione della patrimoniale. E in quel caso anche gli esperti alzano le mani.