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S&P declassa il rating degli Stati Uniti Vertice d'emergenza tra i ministri G7

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Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama

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Gli Stati Uniti perdono per la prima volta nella loro storia il rating di tripla A: a non considerare più i titoli di stato americani fra i più sicuri investimenti al mondo è Standard & Poor's con una mossa senza precedenti arrivata dopo ore di braccio di ferro con il Tesoro. Una nuova, pesante, mazzata che si abbatte sulla fiducia dei mercati e sulle aspettative di un diradamento degli attacchi speculativi di queste settimane. Ore frenetiche tra i ministri: secondo quanto si apprende, gli "sherpa" e alcuni ministri finanziari del G7 terranno una conference call a mezzanotte ora italiana. Lo confermano fonti di via XX Settembre precisando che il ministro del Tesoro Giulio Tremonti continua a mantenersi in stretto contatto con i colleghi europei e lunedì mattina sarà a Milano per tornare a Roma in serata. Perso il rating AAA che l'agenzia gli aveva dato nel 1941, gli Stati Uniti hanno prima accusato S&P di aver sbagliato i calcoli per 2.000 miliardi, ma poi, con lo stesso presidente Barack Obama, hanno di fatto ammesso qualche colpa: il processo per giungere all'accordo sul tetto del debito Usa, ha detto il capo della Casa Bianca, è stato "troppo lungo". Esattamente la stessa cosa che ha detto in un'intervista alla Cnn John Chambers, presidente del comitato di valutazione di S&P, secondo cui gli Usa avrebbero potuto evitare il downgrade se avessero aumentato prima il tetto del debito, divenuto legge solo martedì scorso. E ancora: secondo l'agenzia di rating il processo politico americano "non è coerente" con il rating di tripla A. E pertanto, la decisione di tagliare il rating "non è stata influenzata dalle modifiche sull' andamento della spesa discrezionale", perché "l'attenzione resta sull'attuale livello del debito, sulla sua traiettoria e sulla mancanza apparente della politica di affrontare le prospettive di bilancio degli Stati Uniti". Indicazioni che la Casa Bianca sembra aver chiaramente recepito, poiché, come ha riferito il portavoce Jay Carney, il presidente Obama ritiene che ora "è importante" che il Congresso si unisca "per rafforzare la nostra economia e riordinare i conti pubblici". Certo, ha detto Obama, l'accordo per l'aumento del tetto del debito "è un importante passo nella giusta direzione" ma "dobbiamo chiarire al meglio la nostra volontà, abilità e impegno a lavorare insieme per affrontare le sfide economiche e di bilancio". Almeno sulla carta, il leader della Camera John Boehner sembra d'accordo. Dopo aver affermato che la decisione di Standard & Poor's è la risposta alle spese alte di Washington, ha garantito il suo schieramento rimane impegnato "ad assicurare che gli Stati Uniti adempiano ai loro obblighi. E anche se siamo meno a Washington, continueremo a premere sui democratici perché si uniscano a noi nell'intraprendere azioni significative per tenere sotto controllo il debito o il deficit".   Passa in secondo piano l'accusa del Dipartimento del Tesoro, che dopo aver ricevuto la bozza della decisione dell'agenzia di rating venerdì quattro ore prima che venisse resa pubblica, aveva replicato affermando che S&P ha commesso un errore da 2.000 miliardi di dollari dovuto a come S&P teneva conto dei dati delle spese discrezionali del Congressional Budget Office, l'organismo indipendente incaricato di fornire analisi agli eletti. L'agenzia aveva quindi ritardato la diffusione del comunicato, che poi è stato comunque annunciato in serata. La decisione di Standard & Poor's potrebbe avere - secondo gli osservatori - un effetto più psicologico che pratico, ma certo sarà tutto da vedere quando il downgrade arriverà alla prova dei mercati, dove rischia di rallentare un'economia già fragile, in cui, secondo quanto ha affermato S&P, l'incertezza politica pesa più dei rischi di bilancio, e la riconquista del rating AAA da parte degli Usa dipenderà dall'andamento del risanamento di bilancio.

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