La crisi mette a terra i big
Dal 2006 gli utili delle grandi società sono scesi del 32%
Eper i risultati economici non va meglio: gli utili delle grandi società italiane sono scesi del 32% (da 38,5 miliardi di fine 2006 ai 26,2 miliardi di fine 2010). Lo dice R&S Mediobanca nell'analisi annuale del sistema Italia, dove si conteggiano per Intesa SanPaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Ubi banca, Mediobanca e Banco popolare nel primo trimestre dell'anno crediti deteriorati netti per 87,2 miliardi, il doppio dei 44,8 miliardi del 2008. Gli analisti di R&S dicono che «se le prime tendenze dovessero confermarsi in corso d'anno, l'aggregato delle banche chiuderebbe il 2011 con ricavi inferiori di circa il 10% rispetto al livello del 2007». Meglio va per l'industria con un fatturato che nel primo trimestre dell'anno cresce dell'11,7%, con margini in miglioramento del 13% e utili in crescita del 19%. In Borsa qualche titolo industriale ha fatto bene nonostante la crisi: il re di questi ultimi cinque anni è stato il gruppo Fiat-Exor (+43%) seguito da Danieli (+40%), Campari (+30%), Terna (+24%) e Tod's (+21%). Tra i maggiori gruppi italiani è la Fininvest quella che paga meglio, con 104mila euro di costo medio per dipendente, seguita da Rcs MediaGroup (63mila euro). All'estremo opposto si trovano Indesit (26mila euro medi per dipendente) e Immsi-Piaggio (32mila) soprattutto per la forte delocalizzazione all'estero, in Paesi dove i salari sono nettamente inferiori a quelli italiani. I grandi gruppi assumono sempre di più oltre frontiera: tra 2006 e 2010 i dipendenti sulla penisola delle 50 maggiori società tricolori sono diminuiti del 13% mentre quelli all'estero sono cresciuti del 35%, fino a rappresentare più della metà del totale dei loro addetti.