Borse europee in positivo dopo l'accordo sul debito Usa

Proseguono i rialzi delle Borse europee, scattati in risposta all'annuncio dell'accordo negli Usa - che dovrà essere confermato a livello parlamentare - tra leader democratici e repubblicani per alzare i limiti sul debito, e scongiurare così un imminente insolvenza sui pagamenti; più incerto il quadro a Milano dopo che i forti rialzi registrati in apertura si sono decisamente smorzati con il passare delle ore, fin quasi ad azzerarsi a tratti. A tarda mattina l'indice Footsie-Mib segna un più 0,59 per cento. Intanto in un quadro di perdurante volatilità, permangono pressioni sui titoli di Stato italiani, dopo che la scorsa settimana una lunga serie di sviluppi negativi dalle agenzie di rating su diversi paesi dell'area euro aveva ricreato tensioni generalizzate. Le tensioni sui titoli di Stato si evidenziano in aumenti dei rendimenti dei bond già scambiati sul mercato, che sono in un rapporti inversamente proporzionale al prezzo: se questo cala i tassi retributivi ne risultano aumentati. Venerdì scorso i rendimenti sui Btp nella scadenza decennale si erano avvicinato al 6 per cento, toccando un 5,96 per cento e facendo riallargare il differenziale (spread) rispetto ai Bund della Germania - ritenuti molto sicuri e usati come riferimento per tutta l'area euro - a circa 338 punti base. Stamane i rendimenti dei Btp decennali si sono leggermente attenuati, al 5,79 per cento secondo Tradeweb, mentre lo spread sui Bund si è attenuato a 321 punti base. Materialmente significa che i meccanismi di domanda e offerta del mercato pretendono dalle emissioni italiane 3,21 punti percentuali di rendimento in più rispetto a quelle tedesche, come maggiorazione di premio di rischio. Anche se attenuato, questo differenziale resta vicino ai picchi da oltre 340 punti base toccati nelle passate settimane. Intanto i mercati Europei e dell'Asia hanno accolto con decisi progressi le notizie che giungevanmo dagli stati Uniti, anche se non si può ancora dichiarare formalmente "scampato pericolo" sul fattore di rischio più immediato di questi ultimi giorni: un default sui pagamenti della prima economia globale. L'intesa sul bilancio annunciata ieri dal presidente Barcak Obama dovrà essere approvata da Senato e Camera, e se sul primo, dove i democratici hanno la maggioranza, non vi sono grandi incognite, qualche brivido potrebbe riservarlo il voto nella seconda assemblea, controllata dai repubblicani. Ad ogni modo per ora i gli indici borsistici, come le cancellerie di mezzo mondo, salutano con ottimismo l'intesa. In Asia Tokyo ha chiuso al più 1,34 per cento, Hong Kong al più 0,99 per cento, meno esuberante la cinese Shanghai che ha terminato la seduta quasi in parità, più 0,08 per cento. In Europa la Borsa di Londra registra un più 1,08 per cento, a tarda mattina Parigi segna un più 0,80 per cento, Francoforte più 0,64 per cento. A Wall Street si profilano scatti più consistenti. Quando mancano oltre 4 ore all'avvio di seduta i contratti futures sull'indice Dow Jones segnano un più 1,10 per cento, i futures sul Nasdaq un più 1,14 per cento. In netto rialzo anche il petrolio, che a sua volta era stato depresso nelle ultime sedute dalla prospettiva che un incidente negli Usa potesse riscatenare una recessione economica, o quantomeno un rallentamento dell'economia più pesante di quel che si è già evidenziato. A Londra il barile di Brent, il petrolio del mare del Nord balza di 2,31 dollari a quota 119,05 dollari; negli scambi elettronici sul Nymex il barile di Wti aumenta di 1,35 dollari a 97,05. Si blocca infine la corsa dell'oro, che nelle ultime settimane era stato sospinto al rialzo dalle tensioni: premiato come bene rifugio per eccellenza, ora con gli allarmismi che si attenuano segna un calo di 12 dollari l'oncia, a quota 1.619 dollari.