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L'Eni soffre la crisi in Libia

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Effetto Libia sui conti dell'Eni. La compagnia petrolifera chiude il primo semestre con un utile netto in flessione del 6%, fortemente appesantito dallo scivolone del 31% nel secondo trimestre. A pesare, lo stop delle attività nel Paese nordafricano, che ha comportato una forte flessione della produzione (-15%) e che regala margini di incertezza anche per la seconda parte dell'anno. L'ad Paolo Scaroni, tuttavia, non mostra preoccupazione e assicura che i risultati del 2011 saranno «solidi», confermando una politica del dividendo che farà incassare agli azionisti, per ora, un acconto di 52 centesimi. L'utile netto del semestre si è fermato a 3,8 miliardi di euro, mentre quello adjusted è in crescita del 4% a 3,63 miliardi di euro. Ben più pesanti i numeri relativi al secondo trimestre, quando l'utile netto è stato pari a 1,25 miliardi, mentre quello adjusted ha registrato una flessione del 14% a 1,44 miliardi. Il problema maggiore, ovviamente, è relativo alla Libia, che ha fatto scendere la produzione a 1,489 milioni di barili al giorno (-12% nel semestre) e che potrebbe condizionare anche il resto dell'anno. Il Cane a sei zampe, insomma, «ha sofferto delle mancate produzioni in Libia che hanno impattato tutti i settori di attivita», ma, assicura Scaroni, «nonostante la crisi libica e i costi di approvvigionamento gas, che, nel semestre, non tengono conto dei benefici retroattivi delle rinegoziazioni in corso (e che dovrebbero chiudersi entro l'anno, ndr), ha ottenuto solidi risultati sostenuti, in particolare, dal miglioramento della redditività E&P» e anche per il 2011 i risultati attesi sono «solidi». La Borsa, del resto, non ha reagito particolarmente male, fissando il prezzo finale a 15,18 euro (-1,30%, sostanzialmente in linea con il listino). Nella conference call con gli analisti, poi, Scaroni ha fatto il punto sui principali dossier aperti, a cominciare dall'eventuale cessione di Snam Rete Gas: l'Eni, ha spiegato, «non ha fretta» (come anche sulla vendita della quota nella portoghese Galp), ma «nei prossimi mesi» arriverà «qualche idea», che comunque, ha ribadito, «ha bisogno dell'autorizzazione del governo italiano». Più vicina sembra essere invece la prevista cessione delle quote nei gasdotti Tenp e Transitgas, per la quale c'è «un bidder preferito». Nessun problema, infine, sul fronte Kashagan, visti gli «eccellenti rapporti» con il governo kazako.

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