segue dalla prima di MARLOWE Ma la domanda è: come mai tutto ciò è ben presente a Sidney ma appare terribilmente difficile da mandare giù dove la crisi infuria, a Berlino, Parigi e Roma? Ieri abbiamo assistito al consueto film: borse in picch
Domanda:ma il piano salva-Grecia ri-approvato la settimana scorsa non doveva dimostrare che nell'euro nessuno fallisce, e che quindi paesi come Italia e Spagna sono al riparo da ogni contagio? Altra domanda: gli stress test appena condotti sulle 90 maggiori banche europee non si sono risolti positivamente per tutti e cinque gli istituti italiani (Intesa, Unicredit, Ubi, Mps, Banco popolare)? Ancora una domanda: perché l'Italia è nel mirino se la nostra esposizione verso la Grecia è minima, con 1,3 miliardi di euro contro i 53 della Francia, i 34 della Germania, i 65 della Bce? Il risultato per noi di quanto combinato a livello europeo è il seguente: per salvare la Grecia dovremo sborsare altre 13 miliardi di euro. Ma tirando fuori questi soldi peggioreremo il nostro debito. Inoltre il tasso richiesto ad Atene – il 3,5 per cento – è sensibilmente più basso di quello dei nostri titoli pubblici. Quindi nonostante la manovra tremontiana approvata a spron battuto siamo in mezzo ai guai come e forse più di prima. Un comma 22 nel quale ci ha cacciato l'Europa, chiunque essa sia. E adesso che incombe anche il default degli Usa – che è ben altra cosa – vedrete che se riusciremo ad uscire da questo labirinto ci troveremo in un altro gioco di specchi. Complimenti a chi non ha lasciato fallire la Grecia un anno fa. E congratulazioni a tutti quelli – Grenville indica per esempio la lobby dell'Institute for International finance – che ci hanno convinti a tenere il morto in casa. Ci viene in mente un'altra metafora: per tosare ben bene la pecora bisogna non ucciderla. Una delle prime regole della speculazione: forse anche di questa euro-politica cinica e inetta.