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La Libia caccia l'Eni

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Paolo Scaroni, ad Eni

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Il governo libico ha interrotto ogni collaborazione con l'Eni. Lo ha annunciato il primo ministro libico Al Bagdadi al-Mahmoudi. «Con l'Eni è finita per davvero» ha detto deplorando la circostanza che Roma abbia «violato» un accordo di non aggressione siglato tre anni fa con la Libia, partecipando ai raid della Nato contro il regime di Muammar Gheddafi. Poi entrando nel dettaglio ha spiegato che la Libia «non avrà più un partenariato con l'Eni e l'Italia non otterrà, per il futuro, nessuna partecipazione nei contratti petroliferi in Libia». Il primo ministro ha stimato gli investimenti dell'Eni nel settore petrolifero, in Libia, in 30 miliardi di dollari. Il responsabile del governo è tuttavia rimasto prudente rispetto a Francia e Stati Uniti, affermando che Tripoli tende «la mano» a questi due Paesi, e si è detta «pronta» a negoziare con loro nei contratti petroliferi, dal momento che questi Paesi «iniziano a rivedere la loro posizione sull'aggressione atlantica». «Se Silvio Berlusconi - aggiunge il premier di Tripoli - dice di essere stato messo sotto pressione dalla sua coalizione per attaccare la Libia, allora io rispondo che è stata la pressione arrivata dal popolo libico a indurmi a tagliare ogni rapporto economico con l'Italia». Il premier fedele a Gheddafi precisa che «i Paesi che ci hanno attaccato non dovrebbero aspettarsi niente in futuro, soprattutto il petrolio» e conclude precisando che «per chi fa un passo verso di noi, noi ne facciamo due verso di lui, ma l'Italia è finita». Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, minimizza: «ho l'impressione che il governo di Tripoli oggi non sia più rappresentativo della situazione reale in Libia». La situazione libica, ha aggiunto Romani, «è un argomento sul quale la comunità internazionale prima o poi dovrà prendere posizione». Rilancia il ministro degli Esteri Frattini: «Siamo noi che non vogliamo e non possiamo fare contratti con Tripoli, sono sotto embargo». Nessun commento è invece arrivato dall'Eni. La notizia non ha avuto nessun impatto sul titolo in Borsa. E questo perchè, spiega un analista, tutte le importazioni di petrolio e gas sono bloccate dallo scorso febbraio. Eni al momento produce solo 50.000 barili di olio al giorno utilizzato per alimentare le centrali elettriche libiche. Si tratta inoltre di una normale reazione contro un Paese che partecipa ai raid Nato. Diverso sarebbe il discorso se Gheddafi dovesse restare al potere in Libia ancora per molto tempo. L'Eni è il principale operatore straniero in Libia ed è presente nel Paese nordafricano dal 1950. Nel 2010 la Libia ha fornito all'Italia 9,4 miliardi di mc di gas, pari all'11% circa dei consumi nazionali attraverso il gasdotto Greenstream.

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