Il rischio default pesa sui mercati
L'euforia per l'accordo dell'Eurogruppo sul salvataggio della Grecia è passato e i mercati già si interrogano sui costi dell'operazione e soprattutto se l'effetto contagio è stato sventato e se la cura sarà sufficiente a evitare il crollo di Atene. Sono tutti interrogativi che hanno fatto capolino nelle Borse europee venerdì scorso e hanno fatto virare in negativo i listini. Ma non c'è solo Grecia. L'attenzione è tutta per gli Usa, per le decisioni che il presidente Obama prenderà sul debito. Washington è consapevole del rischio che l'impasse sulle negoziazioni per il piano di riduzione del deficit, innervosisca non poco i mercati mondiali, che già hanno concluso la settimana piuttosto incerti. Ieri Obama ha incontrato i leader del Congresso e a fine vertice il leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi ha assicurato che «la cornice dell'accordo può essere definita nel fine settimana». Questo consentirebbe al Congresso di rispettare la scadenza del 2 agosto sull'aumento del tetto del debito. E la Casa Bianca avverte: il Congresso deve smetterla di giocare con il fuoco. A fronte di questo scenario le preoccupazioni e la cautela prevalgono ancora tra gli operatori. Lo spread fra i titoli di Stato italiani e tedeschi, ha ripreso ad allargarsi dopo una contrazione post accordo di Bruxelles. Il differenziale Btp-Bund è tornato venerdì sopra quota 255 punti base, dopo una mattinata positiva che lo ha visto in declino fino a 220 punti. Anche il differenziale dei titoli di Madrid ha avuto lo stesso andamento. Pure il rendimento dei titoli di Stato tedeschi a dieci anni, in calo da giorni, di colpo ha ripreso a salire come se gli investitori avessero deciso di fidarsi della Germania un po' meno di prima. Lorenzo Bini Smaghi, membro del board esecutivo della Bce, in un'intervista sul quotidiano tedesco Welt am Sonntag, ha fotografato la situazione di incertezza. Il nuovo piano per salvare la Grecia non è senza prezzo, ecco perchè dovrebbe rimanere un caso «isolato», ha detto. Secondo l'esponente della Bce, «bisogna evitare falsi incentivi e l'impressione che la ristrutturazione sia una via d'uscita. Non possiamo ricompensare i Paesi per non aver rispettato le regole del Patto di stabilità». I mercati restano diffidenti anche perchè la decisione a Bruxelles non è stata presa in modo collegiale, ma è arrivata solo dopo che Parigi e Berlino hanno trovato un accordo sulla compartecipazione al default selettivo greco. Fino a pochi giorni prima il presidente della Bce, Trichet, aveva garantito che il default non ci sarebbe stato. Ieri il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha messo altre dosi di incertezza. ha detto che l'accordo raggiunto per il salvataggio della Grecia rischia di rappresentare un disincentivo ai Governi europei sulla strada delle riforme strutturali. La tesi è che «con il trasferimento di cospicui rischi aggiuntivi alle nazioni che apportano gli aiuti ed ai loro contribuenti, l'aera euro ha fatto un grande passo verso la collettivizzazione del rischio legato a finanze pubbliche non solide e ad errori di strategia economica». Questo, ha proseguito Weidmann secondo quanto riporta Bloomberg, «indebolisce le fondamenta di un'unione monetaria basata sull'auto-responsabilizzazione delle politiche di bilancio. In futuro, sarà ancora più difficile mantenere incentivi a politiche di bilancio solide».