La Fiom non molla su Pomigliano
Il sindacato prepara una raffica di ricorsi dei singoli operai contro la sentenza
Nonè così, dice, perchè riconoscendo alla Fiom il diritto di essere presente in fabbrica la sentenza «colpisce nel punto centrale la strategia del Lingotto: escluderci». Così Landini è «soddisfatto». E annuncia la prossima mossa: già dai «prossimi giorni» la Fiom sarà «pronta a sostenere tutti i lavoratori di Pomigliano che vogliono difendere i loro diritti, aprendo cause individuali». Si profila così una raffica di ricorsi per chiedere singolarmente al giudice del Lavoro quello che la sentenza di sabato ha negato alla Fiom: di accertare che, come sostiene il sindacato di Landini, l'accordo firmato per lo stabilimento di Pomigliano tra il Lingotto e le altre organizzazioni sindacali «aggira il codice civile» (che dispone il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda) perchè prevede la riassunzione dei lavoratori sotto una nuova società «con condizioni peggiorative». È un punto su cui continuerà la battaglia legale: «Non ci fermeremo qui», avverte il numero uno dei legali della Fiom, Piergiovanni Alleva. Che intanto vigila sulle assunzioni in corso a Pomigliano d'Arco e rileva che, arrivati alle prime centotrentasette, «non c'è ancora nessun iscritto Fiom». Alleva, che coordina le consulte giuridiche della Fiom e della Cgil, non esclude che possa essere una strada «per raggiungere l'obiettivo di escludere la Fiom dallo stabilimento» aggirando la sentenza. E spiega: se andando avanti con le assunzioni emergerà la «prova statistica» di «un ritardo poco spiegabile» per gli iscritti Fiom, il sindacato non esiterà a presentare un ricorso per condotta antisindacale. Intanto si attendono le motivazioni della sentenza di Torino. La Fiat potrebbe ora rivedere il piano di investimenti per gli stabilimenti in Italia? È un aspetto «inquietante», dice Landini: «non è un problema solo della Fiom ma di tutto il Paese», aggiunge, quello «di una grande azienda che non accetta di rispettare la legge, non spiega dove e come vuole investire gli annunciati 20 miliardi, e intanto chiude gli stabilimenti, manda a casa 3-4mila persone». Dal fronte della altre sigle sindacali, per Rocco Palombella della Uilm la sentenza di Torino certifica «che gli accordi di Pomigliano, e quindi quelli successivi, non hanno violato le leggi. Chi si è rivolto al giudice è stato battuto». Il leader della Fismic, Roberto di Maulo, giudica «pericolosissima» la «guerriglia giudiziaria» della Fiom. Per Antonio D'Anolfo dell'Ugl «si persevera nel rivolgersi alla magistratura, senza tenere in considerazione che investimenti sono seriamente a rischio, come a rischio è il futuro di migliaia di lavoratori». Il leader della Fim, Giuseppe Farina commenta polemico: «Al peggio non c'è mai fine. È la conferma che la Fiom è un sindacato irriducibile che vuole votarsi al martirio, e che ha perso il lume della ragione».