Le banche italiane sono solide
Esame superato per le banche italiane. Gli stress test (le simulazioni sulla resistenza dei loro bilanci a situazioni critiche dell'economia effettuate a livello europeo) non hanno evidenziato debolezze strutturali. Il patrimonio di garanzia, quello identificato con la sigla di Core Tier 1, dei cinque maggiori istituti di credito italiani è risultato sufficiente a coprire il rischio di nuove e improvvise crisi stile fallimento della banca d'affari Lehman Brothers nel 2008. Alla Banca d'Italia i vertici non hanno nascosto la soddisfazione per l'esito degli stress test che riduce la distanza del sistema nazionale con l'Europa e sul successo della strategia di spingere già a febbraio le banche nazionali a ricapitalizzarsi in tutta fretta. Nessun problema così per Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi, Banco Popolare e Unicredit, l'unica a non aver fatto l'aumento. I fatti «ci hanno dato ragione» ha spiegato il direttore generale Fabrizio Saccomanni, probabile successore di Draghi alla guida di Palazzo Koch, nell'illustrare i risultati. Con questo risultati Saccomani si è augurato, dopo la settimana orribile vissuta dal comparto bancario, di «aver tagliato il circolo vizioso per cui se aumenta lo spread c'è poi la preoccupazione per le banche e, quindi, c'è una preoccupazione ulteriore per gli Stati che eventualmente devono farvi fronte». Anche in caso di ulteriore peggioramento del debito sovrano le banche italiane non scenderebbe mai sotto la soglia del 5% del Core Tier 1. Gli apprezzamenti sono arrivati anche dal Governo mentre il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari ha detto che le banche italiane sono «promosse e solide». Complessivamente delle 90 banche Ue messe sotto esame dall'Eba, l'autorità europea di supervisione bancaria, solo otto sparsi tra Grecia, Spagna, Austria hanno fallito il test mentre nessun problema esiste in Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda e, appunto, Italia. Il direttore generale di Via Nazionale ha sottolineato come il core Tier1 medio dei 5 gruppi italiani è al 7,3 (contro il 7,7% della media Ue) che sale al 7,9 se si considerano alcuni strumenti non compresi nella definizione di Core tier1, ma caratterizzati da elevata capacità di assorbire le perdite. Intesa Sanpaolo al 2012 vanterebbe così, in caso di scenario avverso, un core tier 1 dell'8,9% (9,2 considerati tutti gli strumenti), Ubi Banca del 7,4% (8,1), Unicredit del 6,7% (7,2), Mps del 6,3% (8,8), il Banco Popolare del 5,7% (6,2). Ora la parola passa ai mercati che dovranno «digerire» nel fine settimana la mole di dati fornita dalle banche e dare un responso lunedì anche se i rischi maggiori per il sistema bancario europeo continuano ad arrivare dal rebus greco ancora irrisolto.