Cannata: la signora dei bot che ha salvato l'Italia
Una donna invisibile ha salvato l'Italia. È la signora delle aste dei Buoni dello Stato italiani, Maria Cannata, direttore del debito pubblico al ministero del Tesoro, che non ha mai sbagliato un colpo. Men che meno ieri quando la piccola emissione di Bot da 6,5 miliardi di euro, integralmente sottoscritta e con domande superiori all'offerta, ha rappresentato lo spartiacque di una giornata che poteva essere ricordata come quella del funerale del sistema finanziario italiano e, a catena, dell'intera impalcatura dell'euro. Ce l'ha fatta. Ha dovuto pagare un interesse più alto agli investitori scossi dalla pioggia di vendite che hanno colpito il comparto. Ma il costo supplementare ha portato un vantaggio incomparabile: la quantità di richieste di sottoscrizione superiore una volta e mezza all'offerta. L'ansia e il panico sono rientrati. I fondi e le banche le hanno dato ancora una volta fiducia. A lei, al ministro Tremonti e ovviamente all'Italia. Una piccola vittoria contro i giganti che hanno martoriato la stabilità finanziaria del Paese con bordate da miliardi di euro. Il primo round di una battaglia, che non sembra finita, se lo è aggiudicato lei. Una donna che ogni mattina si sveglia e si trova di fronte un compito comparabile a una delle fatiche di Ercole: gestire un debito pubblico che veleggia verso i 1890 miliardi di euro. Compito improbo svolto con competenza e condito da una rara dote: poca pubblicità e molti fatti. Una mosca bianca in un mondo dominato dalla ricerca della notorietà a tutti i costi. Riservata ma sempre gentile, con cortesia e sorriso sulle labbra schiva con eleganza, nelle rare apparizioni pubbliche, le domande dei giornalisti che la conoscono. Che la inseguono sperando di avere qualche illuminazione. Niente da fare. La ricerca nelle banche dati è il miglior indicatore. Nel 2011 ha parlato una sola volta. Era il 23 maggio scorso, l'agenzia di rating aveva messo sotto osservazione l'affidabilità finanziaria dello Stato italiano. Poche e concise le sue parole: «Le aste dei nostri titoli le facciamo con tranquillità». Alla faccia di chi rincorre i microfoni per lasciare ai posteri vacue dichiarazioni. Stile rigoroso e sobrio, sabaudo insomma. E non a caso la Cannata è nata proprio in quel di Torino nel 1954. Anche se a dodici anni approda con la famiglia nella Capitale dove il padre, funzionario di prefettura, viene trasferito. Formazione liceale scientifica e poi facoltà di Matematica alla Sapienza. Già, i numeri. Gli italiani li amano poco e poco li studiano. I laureati nella materia sono un numero infinitesimale rispetto ai giuristi e ai letterati. Eppure l'economia ha lasciato da tempo le aule del pensiero filosofico e si è accampata tra i banchi di chi studia le tendenze e le evoluzioni con il linguaggio delle equazioni differenziali e degli integrali. Chi porta a termine gli studi nel ramo ha una marcia in più. Così nel 1977, con la laurea in tasca, approda nel mondo del lavoro. Parte con l'insegnamento: matematica, logico. In cattedra ci resta tre anni. I primi due in una scuola media, l'ultimo in un istituto magistrale. Interessante, ma non le basta. Mentre spiega geometria e algebra elementare trova il tempo per partecipare anche ai concorsi pubblici e, nel 1979, ne vince uno da capostazione nelle Ferrovie dello Stato. Non ci resta nemmeno un anno perché di concorsi nel frattempo ne ha vinti addirittura due. E non sono posti da semplice «colletto bianco». L'Istat le offre un posto nella carriera direttiva come consigliere. Lei sceglie Roma. Al ministero del Tesoro è vincitrice di un posto di funzionario statistico. Parte da lì la sua scalata nelle stanze del dicastero di via XX settembre. Una corsa che la porta, nel 1999, a diventare dirigente generale del debito pubblico. La signora dei Bot, il manager del debito di tutti gli italiani. Stanze, le sue, dalle quali cerca di saziare la fame di cartamoneta di uno Stato moloch della spesa. L'obiettivo che ha è recuperare contanti, cartamoneta. Non poco. Cifre enormi da fronteggiare che lei provvede a pagare emettendo carta, ovvero buoni ordinari del Tesoro, buoni poliennali, certificati di credito, in euro, a volte anche in dollari, per placare la fame di denaro della macchina dello Stato e in modo che sia appetibile per investitori e risparmiatori. Una missione non semplice quando i mercati sono attraversati da stabilità e fiducia ma che diventa quasi impossibile nella tempesta di questi giorni. Soppesare, limare e trovare l'esatta media matematica del tasso di interesse da proporre per evitare costi eccessivi per il debito e per soddisfare e incentivare chi li sottoscrive. In questi giorni la sua principale missione è stata la ricerca di questo numero. Non esiste un teorema unico. La formula è stata integrata tenendo d'occhio le variabili emotive in gioco. Un punto base in più o in meno poteva determinare la débacle o il successo. È arrivato il secondo. Non ha rilasciato dichiarazioni. Ovvio. Continua a essere un tecnico, le dichiarazioni sul merito spettano ai politici. Ma non si esagera se si afferma che per un giorno la Cannata è stata la salvatrice della Patria. Non ha sbagliato insomma. Nel clima di incertezza che domina il sistema finanziario e il risparmio di milioni di italiani sapere che alla direzione del Tesoro che si occupa del debito siede la Cannata è un elemento di sicurezza. Nessuna celebrazione o esercizio di piaggeria. Non serve. La Cannata continuerà a non rilasciare dichiarazioni. Resta il sottile piacere intellettuale di sapere che, in un mondo di persone sbagliate nei posti importanti qualcuno, per merito, siede al posto giusto. Non solo. Considerando la bassa valutazione assegnata comunemente al settore pubblico e ai suoi dirigenti gente come la Cannata riporta un po' d'ordine nella percezione della categoria. Il Tempo è in grado di dire anche quanto ci costa una dirigente come lei. Secondo gli ultimi dati disponibili si tratta di circa 182 mila euro lordi comprensivi di premi e variabile. Per quello che fa e per come lo fa, soldi spesi bene.