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Speculazione, interviene la Consob

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Borse europee ko, Milano in picchiata

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La Consob cerca di bloccare la speculazione ribassista in Piazza Affari, dopo lo scorso venerdi nero per i titoli di Stato e le banche. Ieri al termine di una lunga domenica di riunioni e consultazioni, la Commissione ha varato un nuovo regime di trasparenza per mettere un argine alle vendite allo scoperto (cioè la cessione di titoli che non sono in possesso del venditore) in base a quanto già in vigore in altri Paesi europei. A partire da oggi gli investitori che detengono posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione alla Commissione. Il provvedimento resterà in vigore fino al 9 settembre 2011. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0,2% del capitale dell'emittente. Successivamente l'obbligo si attiva per ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale. Il provvedimento quindi rafforza i poteri di vigilanza della Consob nell'attuale fase di mercato, caratterizzata da un elevato livello di volatilità nell'andamento delle quotazioni. La Consob in passato era più volte intervenuta sulle vendite allo scoperto dopo i crolli dei mercati conseguenti al crack Lehman Brothers. Dopo Sec e Fsa, infatti, anche la Commissione italiana di vigilanza sui mercati avviò nell'autunno 2008 un deciso giro di vite sulle vendite allo scoperto deliberando, in quell'occasione, che la vendita di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamentati italiani e qui negoziate «dovesse essere assistita dalla disponibilità dei titoli da parte dell'ordinante al momento dell'ordine e fino alla data di regolamento dell'operazione». L'intervento è per proteggere i titoli specie del comparto bancario dalle speculazioni al ribasso. Le banche italiane sono state l'oggetto principale degli attacchi, anche se venerdì scorso il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, è intervenuto con parole rassicuranti in cui esprimeva la certezza che gli intermediari nazionali supereranno, e «con un margine significativo», gli stress test europei grazie alla loro adeguata capitalizzazione. L'Eba, Autorità europea sulle banche, pubblicherà i risultati dei test venerdì prossimo, 15 luglio, alla chiusura dei mercati continentali. Nell'ultimo mese i titoli bancari e quelli assicurativi hanno registrato abbondanti perdite. Mps che venerdì scorso ha chiuso un aumento di capitale da 2,15 miliardi con il 99,91% delle azioni sottoscritte, ha lasciato sul terreno oltre 20 punti percentuali (-20,03%). Le vendite hanno colpito anche Unicredit, che negli ultimi trenta giorni, tra molti bassi e pochi alti, ha ceduto il 12,04% sui timori della necessità di un aumento, visto che ha saltato questo giro. Fra gli assicurativi, sotto forte stress negli ultimi trenta giorni FonSai (-26,12%), la cui ricapitalizzazione da 450 milioni terminerà fra una settimana. Giù anche Ubi (-17,35%), Mediobanca (-11,23%), Banco Popolare (-10,65%), Popolare Milano (-7,74%), Mediolanum (-9,48%), Intesa (-2,59%). Assicurazioni Generali ha registrato una performance negativa con una flessione del 3,32%. La decisione della Consob è stata seguita con attenzione anche dalla procura di Roma. Nuove disposizioni, viene fatto notare a piazzale Clodio, costituiscono, infatti, un ulteriore strumento non solo in termini di dissuasione, ma anche, in casi di inadempienze, per la contestazione delle norme che regolano l'ostacolo alle attività di vigilanza della Consob. Da tempo la magistratura della capitale è impegnata in inchieste che vertono proprio su quest'ultima fattispecie e frequenti sono stati i contatti con la Consob.

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