Affondo finale contro l'Italia

Ci vorrebbe un miracolo. Ma per ora il tunnel nel quale è entrato il sistema Paese non sembra aver fine. E non a caso, a tarda notte da Bruxelles, il presidente dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker fa sapere che i ministri dell'Economia della zona euro sono pronti a rendere l'attuale fondo di salvataggio più flessibile nel tentativo di fermare la crisi del debito in corso, per impedire che si possa estendere ad altri Paesi come Italia e Spagna. Ieri lo spread, la differenza tra il rendimento offerto dal titolo di Stato italiano decennale e l'omologo tedesco, il Bund, ha superato quota 300. In parole semplici significa che il rendimento raggiunto dal bond italiano era superiore del 3% rispetto a quello di Berlino. Attenzione non è una bella notizia. Sì perché a conti fatti comporta un ulteriore extracosto per il bilancio pubblico italiano già vessato da oltre 1800 miliardi di euro di debiti. Nelle prossime emissioni che il Tesoro ha in scaletta, oggi la prima prova con Bot (Buoni ordinari del Tesoro) per 6,75 miliardi di euro, il rendimento da offrire sarà più alto necessariamente per convincere i sottoscrittori a dare fiducia al sistema. Insomma una prima prova cruciale per il «sistema finanziario Italia», gravemente colpito dagli attacchi della speculazione già venerdì. A pagare dazio per l'incerteza è stata anche Piazza Affari che è nuovamente sprofondata chiudendo sui minimi dell'anno con il Ftse Mib in ribasso del 3,96% a 18.295 punti. Insomma dopo il venerdì nero è stata la volta del lunedì altrettanto nero. A poco è servito il provvedimento della Consob sulle vendite allo scoperto. Con il calo si sono volatilizzati 16 miliardi di capitalizzazione, una buona quota dei 77 miliardi persi dalle borse europee che comunque hanno avvertito le tensioni del mercato. L'Italia è nel mirino della speculazione sui timori che la crisi del debito si diffonda nel Paese, sulle attese per l'approvazione della manovra e non ultimo secondo alcuni potrebbe aver pesato anche la recente sentenza sul Lodo Mondadori, che farebbe apparire la leadership di Berlusconi ulteriormente indebolita. Non è sola. La tensione resta alta anche su Atene e Madrid, che hanno perso rispettivamente il 2,58 e il 2,69%. Sull'andamento della seduta, che in grand parte ricalca quanto visto il 24 giugno e l'8 luglio scorso. La stessa Consob attraverso un suo portavoce, a fatto rilevare che «ad una prima analisi l'impressione è che non si tratti di vendite allo scoperto, ma di vendite effettive». Gli operatori puntano invece il dito contro derivati e in particolare sui «credit default swap», gli strumenti con i quali gli investitori si assicurano contro l'insolvenza di un paese che, secondo alcuni andrebbero bloccati. Si tratta di strumenti utilizzati dagli speculatori che hanno individuato la cosiddetta «frattura di sistema». Il punto debole che può far collassare un'inrtera struttura. L'obiettivo non è ancora chiaro. Gioca un ruolo anche il settore valutario. L'euro è tornato sotto quota 1,41 dollari. Un aspetto che va anche bene per le imprese che possono esportare a prezzi più bassi nel mercato internazionale. Ma la velocità di discesa è un campanello di allarme. L'euro con queste oscillazioni potrebbe anche deflagrare. E diventare una moneta da collezione. La speculazione sull'Italia in altre parole ha un superobiettivo: distruggere l'Unione Europea, rimasta in sospeso tra una forte unione monetaria e una mancanza di leadership. «Servirebbe - confida un veterano del Tesoro a Il Tempo - una comitato di tre ministri europei al lavoro 24 ore su 24 ore e con poteri di intervento». Un'utopia almeno per ora. Già da stamattina potrebbe arrivare una nuova mazzata sui mercati italiani. Un'onda d'urto impressionante che rischia di spazzare qualunque baluardo eretto. La manovra del ministro Tremonti è al vaglio del Parlamento. La debolezza complessiva, ma anche quella del responsabile del Tesoro, rischia di far arenare il provvedimento nel gioco dei veti incrociati. Per ora il presidente della Repubblica è riuscito a ricompattare la politica: governo e opposizione sembrano d'accordo. Per ora. Ma le intemperanze della Lega Nord potrebbero mettere a dura prova i nervi della politica. Servirebbe un miracolo. O forse un piano B. Un governo tecnico di emergenza nazionale, nel caso la situazione diventasse insostenibile. Un po' sulla falsariga di quanto accadde con Ciampi nel dopo Tangentopoli. La strada sarebbe sempre quella: Bankitalia. Certo non c'è più Draghi. Ma forse in nome dell'emergenza qualcuno potrebbe richiamarlo. In fondo è un civil servant.