Leonardo Ventura La Banca centrale europea ha deciso di alzare di un quarto di punto il tasso di riferimento principale in Eurolandia, portandolo dall'1,25% all'1,50%.
LaBce ha aumentato anche il tasso marginale, dal 2% al 2,25% e quello sui depositi dallo 0,50% allo 0,75%. Una mossa che aumenta i sacrifici per i consumatori che hanno acceso mutui a tasso variabile. Per ora la possibilità di nuovi aumenti è allontanata. Ma anche se il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha spiegato che l'istituto non intende legarsi le mani in nessun modo, è probabile che sia in arrivo una nuova stretta monetaria entro l'anno per raffreddare l'inflazione dei Diciassette che viaggia al 2,7%. «La posizione della politica monetaria rimane accomodante» e «continueremo a monitorare molto attentamente» i prezzi, ha detto Trichet durante la conferenza stampa successiva all'annuncio sui tassi. Proprio ieri la Banca d'Inghilterra ha mantenuto i tassi immobili allo 0,5%, mentre mercoledì la banca centrale cinese li ha alzati per la terza volta quest'anno. Sulle proiezioni di Trichet - crescita in rallentamento ma con una spinta «positiva» che tiene, grava l'incognita della crisi di Grecia, Irlanda, Portogallo con i relativi rischi di contagio. I leader europei appaiono divisi su come far pagare anche ai creditori privati il nuovo pacchetto di salvataggio della Grecia. Standard & Poor's minaccia la dichiarazione di default a carico di Atene, e l'agenzia di rating concorrente, Moody's, prende di mira il Portogallo tagliando il rating al livello di «spazzatura», altamente speculativo. Trichet, a capo di una Bce che contro la sua volontà rischia di ritrovarsi ancora una volta a fare da principale argine contro la crisi del debito, appare sorprendentemente di buonumore e si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Devo ricordarvi - dice ai giornalisti che lo incalzano su Grecia, Irlanda e Portogallo - che noi siamo responsabili per la stabilità dei prezzi nell'area euro nel suo complesso. Le questioni che sollevate costantemente dovrebbero essere rivolte ai governi, sono loro i responsabili». In ogni caso l'aumento dei tassi sarà una nuova stangata per i consumatori. Secondo il Codacons il rialzo dei tassi all'1,5% «produrrà una stangata media per le famiglie italiane, che stanno pagando un mutuo a tasso variabile, pari a 204 euro all'anno, ossia 17 euro al mese». Per Federconsumatori e Adusbef «le rate dei mutui indicizzati subiranno una maggiorazione di 11 euro al mese (132 euro l'anno) per un mutuo decennale di 100.000 euro a tasso variabile, che passa dal 2,75 al 3%, col costo della rata mensile che sale da 954 a 965 euro». Il rincaro del tasso Bce spingerà «sempre più verso una ripresa della domanda dei mutui a tasso fisso rispetto ai mutui a tasso variabile.