Tifone estivo in Borsa
È arrivato veloce come una frustata. Un calo, quello di ieri mattina in Borsa, che ha fatto sudare freddo. Non tanto per il crollo delle banche, fenomeno a cui il mercato ha ormai fatto l'abitudine, quanto per la velocità di caduta dei valori. Vertiginosa e concentrata. In particolare di Unicredit scesa a -8% in pochi frazioni di scambio. Un tonfo che ha trascinato giù tutto il settore del credito. Con Intesa SanPaolo in calo del 7%. Il recupero arriva in chiusura con il titolo di Piazza Cordusio che chiude a -5,5% e quello di Ca' de Sass a -4,2%. Ma i rumors delle sale operative non hanno dato certezze sulle cause del tracollo. Qualcuno ha azzardato le difficoltà a superare gli stress test Ue che indurrebbero gli istituti italiani a rimettere mano al portafoglio per avviare nuove ricapitalizzazioni. Non è mancata l'indicazione di due grossi ordini in vendita dagli hedge fund di Londra (i colossi speculativi che operano sui mercati muovendo enormi quantità di denaro) ed errori nell'immissione degli ordini. Nessuna certezza. La Consob si è concentrata sul meccanismo dello stop-loss, un termine con il quale si indicano i sistemi che innescano ordini di vendita automatici quando le azioni scendono sotto una determinato prezzo. Una difesa caricata sui software dei grandi fondi che operano sul mercato azionario e che consente di limare le perdite in caso di crac. Un sistema esplosivo in un giorno come ieri con un mercato poco liquido e quindi impossibilitato a riassorbire rapidamente le vendite, dominato dal nervosismo per la crisi greca e dagli strali di Moody's sui rating di molte banche italiane. Con lo stop loss, dunque, per un attimo sono i computer i guardiani del patrimonio. Uno scudo informatico senza più l'uomo a vigilare. Ed è forse là dentro che si è aperta, o almeno è stata individuata, la crepa del sistema. Il punto debole sul quale la speculazione pressa per mandare in tilt i sistemi economici. La tempesta che si è scatenata in Borsa è stata alla fine un tifone tropicale. Veloce e potente nello scaricare la sua energia distruttiva. Troppo veloce per non ipotizzare solo una prima simulazione di altri attacchi. Un test per saggiare le difese e la reattività del sistema Italia. In fondo le guerre oggi si combattono anche così. E quello di ieri è sembrato un missile dimostrativo. Piegare un sistema come l'Italia giova a molti. Agli speculatori a breve. Ma anche a chi vuole affossare l'euro o portarlo alla parità con il dollaro. Non deve essere semplice per chi ha in cassa miliardi di dollari vedere il biglietto verde così poco apprezzato nel pianeta. Dalle 11 di ieri mattina, quando era a 1,43 sul dollaro, l'euro ha cominciato a scendere chiudendo a 1,418. Il missile dimostrativo sembra aver centrato uno degli obiettivi.