Confindustria: l'economia non brilla
{{IMG_SX}}Nel 2011 i consumi delle famiglie italiane cresceranno solo dello 0,8%, in contrasto con un aumento dell'inflazione del 2,6%. Non sono incoraggianti le stime annunciate dal Centro studi di Confindustria, che ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita del Pil pubblicate lo scorso dicembre. Rimarrà stabile il tasso di disoccupazione, fermo dal 2010 allo 8,4%, mentre scenderanno all'1,7% (rispetto al 2,1% dell'anno precedente) le retribuzioni totali. Si prevede poi in linea con i programmi del governo il rapporto tra deficit e Pil del Paese nel 2011: calerà attestandosi al 3,9%, inferiore di 0,7 punti rispetto al 2010. Nel 2012, poi, ci sarà un ulteriore calo, e il disavanzo pubblico rappresenterà il 2,8% del Pil. Confindustria ha poi reso noto che dal primo trimestre del 2008 al primo trimestre del 2011in Italia hanno perso il posto di lavoro 582mila persone, mentre la diminuzione della domanda di lavoro ne ha coinvolte 1,1 milioni. "L'occupazione, chiarisce il CSC, potrà aumentare solo con una crescita più forte, altra valida ragione per varare presto le riforme già chiamate in causa dal binomio inscindibile risanamento-crescita". Serve, quindi, "una selezione accurata degli interventi" per conciliare sviluppo e risanamento, e "cogliere il traguardo del pareggio di bilancio nel 2014", continuano gli economisti di Viale dell'Astronomia. Tra le misure suggerite al Governo, sul fronte delle Pensioni "bisogna ulteriormente alzare l'età effettiva di ritiro dal lavoro"; e, soprattutto, serve un "contenimento delle retribuzioi pubbliche". Il centro studi calcola, infatti, che dal 1980 al 2009 "gli stipendi pubblici sono saliti in termini reali del 43,9% contro il 26,9% di quelli privati. Così un dipendente pubblico in media guadagna quasi 8.900 euro all'anno in più del collega privato". Una differenza che è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni.