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Meno contanti contro il nero

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Sicelebra oggi il primo No Cash Day, la giornata internazionale contro il contante. L'iniziativa, ideata dal comunicatore Geronimo Emili e patrocinata da Presidenza del Consiglio dei Ministri e ministero dello Sviluppo Economico, mira a sensibilizzare la popolazione sugli svantaggi della cartamoneta. Che, secondo uno studio dell'Abi, costa a ogni italiano circa 200 euro anno per stamparla, distribuirla e muoverla. La gestione del contante, a livello europeo, vale infatti circa 50 miliardi di euro. Di cui 10 solo in Italia, il paese con la più basso numero di transazioni elettroniche. Anche se, secondo l'istant Research proposta dalla società Guida Monaci per l'evento, gli italiani non hanno un preconcetto verso carte di credito e bancomat: il 52,1% dichiara di scegliere il contante solo per abitudine. Abitudine che perde andando all'estero, dove usa al 70% denaro di plastica. Certo è che una maggiore confidenza con i pagamenti elettronici porterebbe molti benefici. Riducendo le spese del sistema Paese, e dando una valida mano nel combattere evasione e nero. «Il contante», sottolinea Emili, «è il miglior amico del nero». Anonimi e non tracciabili, banconote e monete offrono terreno fertile per transazioni malavitose e evasione: tanto che uno dei metodi utilizzati per stanare gli evasori – il Currency Demand Approach – traccia la domanda di pagamenti in contanti sul territorio. Aumentando le transazioni elettroniche, fa i conti l'Abi, si potrebbero recuperare fra lo 0,5 e i 3 punti di pil, circa 40 miliardi di euro, in emersione dal nero. L'entità di una manovra. Non è un caso, quindi, che la guerra al contante sia da più direzioni indicata come valido strumento per la riforma del fisco e il conseguente recupero dell'evaso. Anche il tavolo sull'economia sommersa guidato dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini, l'ha proposta. Invocando misure e incentivi «che rendano più vantaggioso servirsi di carte di credito e bancomat».

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