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Niente accordo. Ma Atene ora spera

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Leposizioni dei 27 e della Bce appaiono ora un po' più vicine, ma su nessuna delle molte ipotesi sul tavolo della riunione informale è stata raggiunta la convergenza necessaria per poter annunciare un'intesa, seppure a livello preliminare. Per sanare la frattura creatasi tra Germania e Austria da una parte e Bce, Commissione europea e Francia dall'altra sul ruolo e sulle modalità di coinvolgimento degli investitori privati serve ancora tempo. Invitabile quindi il rinvio di ogni decisione, anche se il commissario Ue per gli affari economici e monetari ieri, in un'intervista al quotidiano tedesco, ha osservato che «non siamo così lontani da una soluzione comune come alcuni pensano». Tra i Paesi europei «alcuni condividono la posizione della Germania, altri no. Prepariamo un accordo sulla base dell'intesa di Vienna - ha detto ancora Rehn - secondo la quale le banche prolungano la vita» dei titoli in portafoglio su base volontaria. Ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha annunciato che la Germania è «pronta» a concedere nuovi aiuti ad Atene. Ma è «naturale», ha sottolineato il ministro tedesco, che questa volta ci sia il contributo dei privati« ovvero una partecipazione di banche, fondi d'investimento, assicurazioni e gli altri detentori dei titoli pubblici greci. Discutiamo sulla sua natura e dobbiamo procedere a finalizzarne la forma. Per questo ci teniamo pronti ad altri incontri». «Abbiamo tempo per discutere», ha rilevato la collega spagnola Elena Salgado. «Ci sono altre opzioni oltre alla ristrutturazione» del debito greco e «intendiamo esplorarle». Il ministro delle Finanze belga Didier Raynders ha ribadito la sua opposizione a pressioni coercitive sui privati. «Dobbiamo convincerli a partecipare su base volontaria: sarebbe un errore forzarli». Raynders ha quindi ossservato che il settore finanziario «ha tutto l'interesse a che l'eurozona superi la crisi. Bisogna lavorare tutti insieme. Serve l'impegno forte della Grecia a realizzare il piano di risanamento, ma anche l'aiuto di Ue e Fmi». In caso di default, ha ammonito, si innescherebbero troppi rischi per Paesi come il Portogallo, l'Irlanda e la stessa eurozona. Su posizioni diverse, decisamente più vicine alla Germania, la ministra austriaca Maria Fekter, secondo la quale è «difficile» immaginare una partecipazione degli investitori privati su base volontaria. «Non si possono lasciare gli utili alle banche e le perdite ai contribuenti», ha sottolineato facendosi portavoce del pensiero di molti. Ma il default della Grecia continua a essere considerata da molti come l'ipotesi peggiore, indesiderabile e impercorribile. Una posizione sostenuta a spada tratta dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet.

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