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Cento miliardi di appalti

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GianniDi Capua Il mercato dei contratti pubblici è un bacino dalle enormi potenzialità, che oggi vale oltre 100 miliardi di euro annui, pari all'8% del Pil, e dà lavoro a 1,5 milioni di persone. Ma «presenta ancora numerose criticità», dalla «scarsa concorrenza» all'«eccessiva litigiosità». A fare il punto sul vasto comparto degli appalti è il presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Giuseppe Brienza, in occasione della Relazione annuale 2010. A vecchi problemi, quindi, se ne aggiungono di nuovi e pesano come macigni la «sproporzionata durata dell'esecuzione dei contratti» e «il frequente e immotivato ricorso a varianti che provocano un sensibile aumento dei costi». La rilevanza del settore emerge chiaramente dalla cifre snocciolate da Brienza, il giro d'affari totalizzato dagli appalti pubblici arriva a 111 miliardi di euro annui. Ma i margini di crescita sono ampi, visto che, anche grazie all'effetto della legge sulla tracciabilità dei flussi finanziari, nel 2010 il settore ha registrato, solo tenendo conto della domanda di grandi appalti, un rialzo del 9,6% rispetto allo scorso anno. L'iniezione di trasparenza ha così spinto un mercato che potrebbe avvantaggiarsi anche curando altri aspetti. Le «criticità» messe in fila dall'Autorità sono, infatti, diverse. Innanzitutto Brienza addita il ricorso eccessivo alla procedura negoziata, che mette all'angolo il meccanismo delle gare: basti pensare che il 30% dei contratti viene affidato senza, la trattativa tra privati gestisce così 28,56 miliardi di euro. E spesso a fare affari, evitando le gare, sono sempre gli stessi, circa 5.400 imprese secondo i calcoli dell'Autorità, ovvero il 10% del totale. Brienza ha anche acceso un faro sulle società a partecipazione pubblica, scoprendo che il 68% ha disatteso le regole sugli appalti, «sottraendo alla concorrenza 1,2 miliardi di euro annui». I tentativi di aggirare le regole non escludono nessun terreno: si va dalla ricostruzione in Abruzzo, con l'adozione di procedure in deroga protratta successivamente alla fase emergenziale, alle Celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia, passando per il settore della cooperazione sociale. A riguardo, nella Relazione si legge che «le stazioni appaltanti utilizzano spesso in maniera distorta la legge sugli affidamenti alle cooperative sociali per quanto riguarda l'inserimento lavorativo delle persone disabili». Le cifre sul fenomeno citate dall'Autorità sono, però, contestate dall'Alleanza della cooperative, secondo cui «non corrispondono a realtà».

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