Commercio organizzato Diga anticrisi
Masi dice anche che il 56% degli operatori, soprattutto i più grandi, non ha riportato significative variazioni delle attività. Mi preme sottolineare che in realtà il commercio a catena ha tenuto meglio l'urto della crisi rispetto al dettaglio, creando posti di lavoro e aprendo nuovi vendita su tutto il territorio. Gli ultimi due Rapporti sull'occupazione Confimprese sottolineano la buona tenuta del retail, tanto che i nostri associati prevedono di creare 5.370 nuovi posti di lavoro nel 2011 e di aprire 1.152 punti vendita in tutta Italia pari al +28,2% sul 2010. Dobbiamo essere fieri di questa evidenza che dimostra l'utilità e la forza del lavorare in rete e fa la differenza rispetto al commercio tradizionale. Il problema vero è, semmai, la scarsa considerazione in cui la politica sembra tenere il commercio senza avere una visione compiuta del suo ruolo e della sua capacità di generare valore. Per sviluppare catene di negozi e marchi, attrarre investimenti e centrare l'obiettivo di un rapporto deficit-Pil del 2%, come ha sottolineato Mario Draghi più volte, è necessario mettere in atto un'importante serie di liberalizzazioni e una maggiore flessibilità del sistema. In questo modo si aiuterebbe il mercato interno che mostra segnali di debolezza, aumenterebbero le possibilità di lavoro, si sosterrebbero i consumi. Mario Resca presidente Confimprese