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Stipendi pubblici cresciuti del 22,4%

Donna in ufficio

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Non solo impiego sicuro per eccellenza e con orario "corto" rispetto al privato: il lavoro pubblico negli ultimi anni è stato convenente su tutti i fronti, compreso quello economico. Le retribuzioni reali lorde dei dipendenti pubblici, infatti, secondo le tabelle allegate alla Relazione annuale di Bankitalia, sono cresciute del 22,4% dal 2002 con un tasso di oltre tre volte superiore a quello del totale dei lavoratori dipendenti (+6,8%). Così in media i dipendenti pubblici che potevano contare nel 2002 su 23.813 euro nel 2010 hanno raggiunto i 29.165 euro (dati deflazionati con l'indice dei prezzi al consumo) portando a casa nel periodo un aumento di oltre 5.200 euro (il 22,47%). Nel complesso - secondo la tabella sulle retribuzioni reali per unità standard di lavoro dipendente - i lavoratori dipendenti sono passati da 21.029 euro nel 2002 a 22.467 (+6,8%) ma con grandi differenze tra i vari comparti. Al top per percentuale di aumento ci sono i travet seguiti dai lavoratori dell'industria (da 21.047 euro medi nel 2002 a 23.275 nel 2010 con un +10,5%) e del commercio (+6,8% ma con appena 20.733 euro nel 2010). Il settore che nel 2010 aveva in media la retribuzione reale più alta resta quello dell'intermediazione monetaria e finanziaria (39.106 euro con un aumento reale rispetto al 2002 del 4,79%), seguito dalla pubblica amministrazione e dalla sanità e altri servizi sociali ma a distanza (26.600 euro per quest'ultimo settore con un aumento reale del 6%). In fondo alla lista restano i lavoratori dipendenti dei servizi domestici presso le famiglie (11.948 euro con un +2,7% reale dal 2002) ma il comparto che è rimasto completamente al palo per quanto riguarda gli aumenti reali è quello dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni. Tra il 2002 e il 2010 il potere d'acquisto delle retribuzioni del settore è aumentato di appena lo 0,31% arrivando a 23.350 euro (da 23.277). IN UFFICIO 300 ORE L'ANNO IN MENO DEL PRIVATO Oltre a essere sicuro sotto il profilo licenziamenti (rispetto al settore privato che ha visto numerosi annunci di esuberi, dalla cantieristica al tessile passando per il credito) il settore pubblico resta appetibile anche per l'organizzazione del lavoro con un numero di ore annuo molto inferiore alla media del settore privato. I dipendenti pubblici lavorano per contratto 1.438 ore l'anno (grazie alla settimana di 36 ore) a fronte delle 1.704 medie dei settori privati. Di fatto quindi, se si considerano giornate lavorative di 8 ore, i travet stanno in ufficio ogni anno circa 33 giorni in meno rispetto ai dipendenti dei settori privati. La situazione comunque si prepara a peggiorare: gli stipendi saranno bloccati, grazie alla manovra estiva del 2010, fino al 2013 mentre dal 2012 le donne dipendenti della pubblica amministrazione resteranno al lavoro, come gli uomini, fino a 65 anni a meno di non poter accedere alla pensione di anzianità. Le loro colleghe del privato, a meno di interventi con la manovra correttiva 2011, vanno ancora in pensione di vecchiaia a 60 anni. I SINDACATI: MA I TRAVET HANNO GIÀ DATO I dati diffusi da Bankitalia sulle retribuzioni reali dei lavoratori della pubblica amministrazione sono però contestati dai sindacati secondo i quali lo studio metterebbe insieme gli aumenti degli impiegati pubblici con quelli dei lavoratori non contrattualizzati (magistrati, professori universitari ecc) che sarebbero stati nel periodo molto superiori. I sindacati chiedono al governo di non intervenire sui travet perché hanno già dato con la manovra correttiva dell'anno scorso che ha bloccato il turnover e gli aumenti contrattuali fino al 2013. "Sono dati formalmente veri ma sostanzialmente falsi - ha detto il numero uno della Uil, Luigi Angeletti - hanno messo insieme le retribuzioni dei dipendenti contrattualizzati insieme a quelle dei non contrattualizzati". "Gli amici di Bankitalia hanno avuto qualche sbandamento - ha sottolineato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni - non si può fare di ogni erba un fascio". Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso non è vero che sono aumentati gli stipendi dei lavoratori pubblici ma "forse sono cresciute le disparità nelle retribuzioni, come è accaduto nel privato. Non sono le retribuzioni aumentate - ha detto - ma la disuguaglianza". Chiede di smetterla con l'accanimento sul pubblico impiego anche il numero uno dell'Ugl: Giovanni Centrella che giudica "molto pericoloso, in vista di una manovra correttiva, continuare a sostenere che i dipendenti pubblici guadagnano molto più dei privati".  

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