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Le visioni diverse di Dragi e di Schaeuble

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Mai come questa volta ha ragione il ministro delle finanze tedesco Schaeuble che con una lettera inviata ai ministri economici europei, al fondo monetario internazionale e alla stessa Bce chiede alle banche di riscadenzare a sette anni i titoli del debito pubblico greco. Il nostro Draghi, invece, rispondendo per iscritto ai parlamentari europei è di parere contrario. Probabilmente il governatore della Banca d'Italia, prossimo presidente della Bce, ha l'esigenza tutta politica di far dimenticare la propria "italianità" e fa il tedesco più dei tedeschi. La cosa sconcertante è che negli ultimi tre anni le finanze pubbliche dei 27 paesi europei e la stessa Bce hanno messo mano alla borsa per migliaia di miliardi di euro per salvare il sistema bancario e i grandi interessi della finanza internazionale. Nel mondo anglosassone, ma non solo in quello, addirittura si è giunti a nazionalizzare alcune banche per evitarne il fallimento. E il conto, naturalmente, lo ha pagato Pantalone e con esso tutti i cittadini europei che hanno visto crescere la povertà mentre gli azionisti privati delle banche non sono stati neanche scalfiti nel loro portafoglio. Ebbene, dinanzi ad un paese dell'eurozona mal governato dalla sinistra e che sta facendo sforzi drammatici per rimettere i conti a posto scaricando sui propri cittadini sacrifici colossali, il sistema finanziario internazionale per bocca di Draghi dice no alla riscadenza delle obbligazioni del debito greco spingendo il paese verso un pericoloso default. Al di là delle contingenze, Draghi e Schaeuble sono testimoni di due diverse idee della politica e della finanza e di due culture spesso in antitesi. Quello del cristiano-democratico Schaeuble affonda le proprie radici nel cattolicesimo politico capace di governare gli andamenti erratici del mercato mettendo al centro i più bisognosi e respingendo gli avvoltoi che già volano alto nel cielo di Atene come volarono nel 1992 nel cielo di Roma. Quella di Draghi, invece, affonda le radici nel liberismo più spregiudicato e nell'ossequio inquietante agli interessi della finanza internazionale. Schaeuble è per il primato della politica e per la tutela dei più deboli piegando a essa il mercato, Draghi per quello della finanza nell'interesse di quella elite finanziaria che tanti guasti ha creato negli ultimi 15 anni. Ma c'è di più. Quel primato della politica testimoniato dal ministro cristiano-democratico Schaeuble non prevede due pesi e due misure che penalizza, per giunta, sempre e dovunque l'interesse pubblico nel mentre il primato della finanza interpretato da Draghi, forse anche al di là della sua volontà, fa dei due pesi e delle due misure l'asse strategico del proprio comportamento. Vale la pena di ricordare le grandi reprimende degli ultimi 20 anni del Fondo monetario internazionale e dai centri della finanza mondiale contro paesi del terzo e del quarto mondo imponendo loro politiche durissime di stampo recessivo in società poverissime mentre si è restati in silenzio dinanzi allo scialo americano che ha indebitato il paese e le famiglie e ha scaricato sull'intero pianeta i guasti di una finanza impazzita. Insomma, se abbiamo salvato le banche non può non essere salvata la Grecia. Nelle prime avrebbero pagato gli azionisti; nella Grecia pagherebbero le persone. All'osso è questa la differenza tra Schaeuble e Draghi. Senza che naturalmente suoni offesa per nessuno.

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