«Non lasciamo l'Italia»
«L'impegnodella Fiat in Italia è chiaro, non abbiamo cambiato idea. Stiamo cercando di fare il nostro meglio». Non si stanca di ripeterlo, Sergio Marchionne che anche ieri è tornato sul tema dopo che sabato scorso aveva sollecitato un cambio di atteggiamento in Italia e di smetterla con gli insulti. E anche ieri ha ribadito che la questione della sede del gruppo Fiat-Chrysler non è per ora all'ordine del giorno. «Non è sula mia scrivania. Tutto questo è da risolvere nel futuro, non adesso», ha spiegato Marchionne intervendo alla Festa dell'Arma a Torino, con il presidente del Lingotto, John Elkann e Gianluigi Gabetti. La priorità, ora, è «partire con l'integrazione industriale e commerciale, cercare di fare una squadra che riesca a gestire il tutto». È rilassato l'amministratore delegato della Fiat: «faccio il metalmeccanico e non chiedo di più», scherza commentando la possibile «apertura» nei suoi confronti del leader della Cgil, Susanna Camusso. «Se si tratta di risolvere problemi - osserva - gli obiettivi sono in linea. Altri tipi di apertura non mi interessano». Marchionne, che venerdì ripartirà per gli Usa, parla anche dell'offerta di 125 milioni di dollari, fatta al governo canadese per acquisire l'1,7% che ha in Chrysler. «Devono decidere se vendere adesso o aspettare. Se vogliono aspettare, lo facciano ma il prezzo può cambiare», spiega. Poi ci sono i rapporti con il fondo Veba, gestito dal sindacato Uaw che detiene il 41% di Detroit: «Il dialogo è sempre stato aperto. Abbiamo discusso con loro anche quando abbiamo acquistato il 16% di Chrysler. Non siamo obbligati a comprare niente, abbiamo diritto ad acquistare una porzione della loro quota, cominceremo a parlarne dalla seconda metà del 2012. Loro non possono costringere la società fare l'Ipo fino al 2013, abbiamo grande spazio davanti». Insomma Marchionne marcia a grandi passiper conquistare il 100% di Chrysler e per finanziare l'operazione starebbe pensando a quotare la Ferrari che Barclays consiglia di fare a Hong Kong (come Prada) e non a Milano. Il 18 giugno ci sarà la prima udienza in tribunale a Torino per il ricorso presentato dalla Fiom sulla newco di Pomigliano. Contro i metalmeccanici Cgil scendono in campo tutti gli altri sindacati. Fim e Uilm hanno presentato, così come farà l'Ugl, una memoria «per difendere le importanti ragioni sindacali di un accordo che ha assicurato lavoro e prospettive industriali allo stabilimento». Confindustria sta lavorando a un testo sulla rappresentanza che «serve alla Fiat ma anche a tutte le imprese italiane per avere le certezze sull'esigibilità dei contratti». Qualora dovesse vincere la Fiom sul ricorso, Marchionne ha già detto: «gestiremo le conseguenze».