Marcia indietro di Fincantieri. Riassetto rinviato
Dopomezz'ora di discussione sul piano di riorganizzazione dell'azienda al tavolo convocato dal governo tra parti sociali e società si è arrivati alla svolta. L'ad Giuseppe Bono ha ritirato il piano di risanamento che prevedeva la chiusura degli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellamare di Stabia, il ridimensionamento di quello di Riva Trigoso e 2.551 esuberi. «Il piano presentato nei giorni scorsi - ha detto il manager - non era una novità per nessuno. Sono una persona che si assume le sue responsabilità ma con gli attacchi subiti da tutte le parti, da destra e sinistra, anche la mia forza viene meno. Ritiro il piano e spero che così si possano esorcizzare le tensioni». In piazza, dove piùdi 2.500 lavoratori arrivati a Roma dalla Liguria e dalla Campania si erano dati appuntamento per protestare, è esplosa la festa. Il primo risultato è stato portato a casa. «Il ritiro del piano industriale è un merito della mobilitazione dei lavoratori», ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. «Un passo indispensabile per proseguire il percorso di rilancio di un settore fondamentale per l'economia italiana», ha aggiunto. Secondo il leader delle tute blu della Cgil ora l'intervento del Governo «in questa vertenza deve crescere sia per gli interventi diretti che per stimolare la Ue». Soddisfatto anche Rocco Palombella, numero uno della Uilm, per il quale la decisione della società «è un atto importante: il problema ora è non abbassare la guardia e capire quale sia l'intenzione reale di Fincantieri. Se sia cioè una scelta strategica industriale o una scelta dettata dalle pressioni». Al termine dell'incontro Fincantieri si è detta «disponibile a costruire tutte le navi ovviamente potendo recuperare il differenziale di costo oggi esistente con i cantieri del far East: nel caso in cui ciò non avvenisse, la Fincantieri dovrebbe portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento». Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani ha annunciato che già nei prossimi giorni si apriranno due tavoli regionali, in Campania e in Liguria, per gli stabilimenti interessati: l'obiettivo è di trovare nei prossimi mesi soluzioni condivise con livelli occupazionali adeguati. «Se non si troveranno comunque soluzioni condivise per i due cantieri, - ha spiegato Romani - non si procederà, nel frattempo, alla chiusura di nessuna attività. Ritengo che nei prossimi mesi si troveranno soluzioni condivise per i cantieri con livelli occupazionali adeguati».