Immobili e imprese, esplode l'evasione
È uomo, ha meno di 44 anni, abita al centro e possiede redditi dovuti a immobili dati in affitto. Questo l'identikit dell'evasore ma anche potenzialmente di quello su cui potrebbe abbattersi la prossima manovra economica. Mentre nel Pdl si vocifera di un ridimensionamento della libertà di movimento nella politica economica del ministro Giulio Tremonti, ecco che a sorpresa ieri sono usciti i primi elementi del rapporto di uno dei quattro gruppi al lavoro sulla riforma fiscale. Nello studio si fa una fotografia dell'entità dell'evasione e dei settori dove si annidia. È molto probabile che questo rapporto servirà a definire la manovra che dovrebbe essere fatta entro fine giugno. Ma vediamo il dettaglio. L'evasione media degli italiani si è attesta nel 2010 al 13,5% del reddito dichiarato. Il che significa che ogni italiano sottrae al fisco circa 2.093 euro. Non tutti però evadono nella stessa misura. Al Centro il tax gap è di 2.936 euro (il 17,4%) al Nord di 2.532 euro (14,5%). Più basso al Sud: si attesta al 7,9%, pari a 950 euro di redditi Irpef evasi a testa. Emerge che l'evasione è concentrata soprattutto su lavoratori autonomi e imprenditori e su proprietari di immobili dati in affitto. Rispetto ad un tasso medio di evasione del 13,5%, gli autonomi e gli imprenditori dichiarano il 56,3% in meno, celando al fisco ben 15.222 euro a testa, e i proprietari di immobili in affitto l'83,7%, pari al 17.824 euro pro-capite. Il tasso di evasione sale al 44,6% per chi ha un doppio lavoro, I pensionati invece versano il 7,7% in più. L'indagine divide i redditi per diverse tipologie di contribuente, anche in base all'età e al sesso. Il tasso d'evasione maschile è al 17,3% contro il 9,9% delle donne. I giovani nascondono più degli anziani: sotto ai 44 anni l'evasione è del 19,9%, in media di 3.065 euro, scende poi al 10,6% tra 44 e 64 anni (1.945 euro a testa), per poi assottigliarsi al 2,7% per gli over 64 (314 euro a testa). C'è poi la situazione dell'economia sommersa che, secondo i dati 2008, vale da un minimo di 255 ad un massimo di 275 miliardi ed è dovuta per il 37% a lavoro non regolare. Nel 2009 gli irregolari erano 2,96 milioni (pari al 12,2%). La quota maggiore di «nero» si nasconde nel settore dei servizi che assorbono 212,9 miliardi, contro i 9,2 miliardi dell'agricoltura e i 52,8 miliardi dell'industria. Il rapporto lunedì sarà all'esame del gruppo di lavoro guidato da Enrico Giovannini, al quale partecipano le forze sociali.