Trasparenza garantita Lo Ior torna in possesso di 23 milioni sequestrati
Lavicenda prese spunto dalla movimentazione di milioni di euro su su due conti aperti presso il Credito Artigiano (20 milioni destinati alla tedesca J.P. Morgan Frankfurt) e alla Banca del Fucino (tre milioni). Alla richiesta degli organi di vigilanza su motivazioni e promotori delle iniziative, la banca del Vaticano aveva dato risposte ritenute inadeguate rispetto alla normativa vigente. Da qui l'iscrizione nel registro degli indagati del presidente dell'istituto di credito Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani. Le loro posizioni processuali rimangono in piedi e saranno, a breve, definite dagli inquirenti. Alla base del decreto di dissequestro, sollecitato dai difensori degli indagati, i «rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale che hanno ridisegnato il contesto in cui occorre valutare - è detto nel provvedimento di quattro pagine - la permanenza o meno delle ragioni poste a base del decreto di sequestro preventivo». In primo luogo l'emanazione, da parte dell'autorità Vaticana di una legge concernente «la prevenzione e il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose». In secondo luogo l'istituzione, sempre da parte della Santa Sede, dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif), con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio «a condizione di reciprocità» di informazioni in materia di operazioni sospette. Soddisfazione in Vaticano per il dissequestro dei fondi. Una misura - ha fatto sapere il portavoce, padre Lombardi - che «conferma la correttezza con cui vuole operare lo Ior e la serietà dell'impegno con cui la Santa Sede, nell'aderire pienamente agli standard internazionali per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario»