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Draghi: intrecci di interessi corporativi fermano la crescita

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Il Governatore della Banca d' Italia Mario Draghi

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La crescita dell'Italia deve passare per la sconfitta degli intrecci di interessi corporativi che in più modi opprimono il Paese. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nel suo discorso all'assemblea generale della Banca, ha parlato di un tema che è stato un "punto fisso" del suo mandato in Bankitalia. "La crescita di un'economia non scaturisce solo da fattori economici", ha ricordato il prossimo presidente della Bce, ma dipende anche "dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze". "Gli stessi fattori - ha aggiunto Draghi - determinano il progresso di un paese". Draghi ha fatto il suo ingresso in sala a braccetto con Carlo Azeglio Ciampi, ex presidente della Repubblica ed ex governatore di Bankitalia. Un ingresso commovente per l'ultima assemblea annuale in qualità di governatore. Carlo Azeglio Ciampi, ha detto Draghi nel suo discorso, è "uno dei protagonisti, anzi il protagonista" dell'uscita dell'Italia dalla crisi di fiducia nella sostenibilità del debito pubblico del paese all'inizio degli anni Novanta. Alla destra di Ciampi il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni. IL MONITO: "INVESTIRE IN FORMAZIONE" Nelle Considerazioni finali Draghi ha sollecitato anche la riforma del sistema di istruzione "con l'obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente". "Troppo ampi - ha denunciato il governatore - restano i divari interni al Paese: tra Sud e Nord, tra scuole della stessa area, anche nella scuola dell'obbligo. Nell'università è desiderabile una maggiore concorrenza fra atenei, che porti a poli di eccellenza in grado di competere nel mondo; è ancora basso nel confronto internazionale il numero complessivo di laureati". IL PRECARIATO DANNEGGIA L'ECONOMIA A parere di Draghi, "riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata nelle modalità d'ingresso, migliorerebbe le aspirazioni di vita dei giovani; spronerebbe le unità produttive a investire di più nella formazione delle risorse umane, a inserirle nei processi produttivi, a dare loro prospettive di carriera". Draghi ha ricordato come il 60% dei laureati oggi è formato da giovani donne, che "conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori. Eppure - ha denunciato il governatore - l'occupazione femminile è ferma al 46%. BISOGNO DI GRANDI IMPRESE Le imprese italiane sono in media del 40% più piccole di quelle dell'area euro. "La flessibilità tipica delle piccole imprese - ha detto Draghi - oggi non basta più". Il Paese ha bisogno di "un maggior numero di imprese medie e grandi che siano in grado di accedere rapidamente ed efficacemente ai mercati internazionali". LA GIUSTIZIA COSTA L'1% DEL PILMario Draghi, nelle sue considerazioni finali affronta anche il porblema della giustizia. "Va affrontato alla radice il problema di efficienza della giustizia civile - ha detto il governatore - L'incertezza che ne deriva è un fattore potente di attrito nel funzionamento dell'economia, oltre che di ingiustizia":Secondo Draghi i ritardi della giustizia italiana costano al Paese la perdita di un punto percentuale di Pil. RISORGIMENTO ECONOMICO E POLITICO Nel suo discorso il governatore di Bankitalia ha citato Cavour: "Scriveva che 'Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico (..)Le virtù cittadine, le provvide leggi che tutelano del pari ogni diritto, i buoni ordinamenti politici, indispensabili al miglioramento delle condizioni morali di una nazione, sono pure le cause precipue dei suoi progressi economici'".

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