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Fincantieri, ancora proteste. La Cei: salvare i lavoratori

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La protesta degli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia

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Dilaga la protesta dei lavoratori di Fincantieri contro il piano industriale che prevede 2.551 esuberi e la chiusura di due cantieri. Ma l'azienda in una nota spiega: il piano non è «prendere o lasciare» e l'incontro del prossimo 6 giugno con i sindacati servirà ad «approfondire sia quanto esposto dalla stessa (azienda) sia le valutazioni del Sindacato». Proseguendo quindi la trattativa «con l'obiettivo di pervenire possibilmente a soluzioni condivise». Gli operai hanno organizzato cortei a Palermo e Ancona, mentre a Castellammare di Stabia la tensione è tale che il sindaco è arrivato a chiedere l'intervento dell'esercito. Interviene anche il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, il pensiero del quale viene riportato dal capo dei cappellani del lavoro della Curia di Genova, monsignor Molinari: «Interpreto anche l'arcivescovo Bagnasco. Dopo aver difeso fin dagli anni sessanta l'industria genovese, - spiega - ora abbiamo questo altro obiettivo, abbiamo una battaglia da sostenere. Non si può azzerare la cultura della cantieristica ligure». Secondo la Fiom l'iniziativa di lotta ha ormai coinvolto tutti gli otto cantieri del gruppo. Il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani ha intanto assicurato che Sestri Ponente non chiuderà e che non ci sarà nessun avallo a licenziamenti o tagli senza impegni di riconversione delle strutture. «Fino a quando non saranno attuati impegni concreti e condivisi di riconversione delle strutture interessate maggiormente alla crisi non ci sarà da parte nostra alcun avallo a licenziamenti o tagli dell'occupazione», ha assicurato il ministro Romani, sottolineando la necessità di puntare sulla «specificità della collocazione geografica dei cantieri italiani», ognuno con una missione produttiva. Romani ha anche assicurato che Sestri Ponente non chiuderà, spiegando che per la Liguria c'è un accordo di programma, per il quale è vicina la firma, che prevede lo stanziamento di 300 milioni di euro. «Sarebbe follia», secondo Romani, «chiudere uno stabilimento dove si investono 300 milioni». Per l'altro cantiere che il Piano prevede di chiudere, Castellammare, invece, c'è «una possibile continuità» della attività cantieristica, ma la situazione è diversa e si sta parlando con la Regione Campania per capire «gli eventuali processi di rilancio secondo i nuovi livelli di mercato». A proposito degli esuberi, infine, il ministro ha confermato che quelli «ci possono essere, se vogliamo mantenere in piedi la cantieristica italiana», ma «stiamo attivando ipotesi di ristrutturazione che non prevedono per il momento licenziamenti». L'impegno del Governo per la vicenda Fincantieri è stato ribadito anche dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi che ha sottolineato la necessità di «lavorare a un piano industriale che salvaguardi i siti produttivi e l'occupazione». E a giorni scenderà in campo anche l'Unione europea: è stato infatti fissato per venerdì a Roma il tavolo sindacati-Ue su Fincantieri. All'incontro, organizzato in seguito alla richiesta dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, parteciperanno il vicepresidente della commissione europea Antonio Tajani e i segretari confederali (compresa l'Ugl) per fare il punto sui possibili interventi dell'Ue per accompagnare la ristrutturazione del gruppo e contenere l'impatto sull'occupazione. La posizione dei sindacati resta fermamente contraria al Piano di Fincantieri. È «inaccettabile» ha sottolineato oggi Susanna Camusso, che fa notare come il tavolo convocato da Romani per il 3 giugno sia «troppo in là nel tempo». Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni l'annuncio dell'azienda è «una provocazione che noi respingiamo». La Uilm, che oggi ha riunito la direzione nazionale, «rigetta» il piano e indica come soluzione per rilanciare il gruppo investimenti per innovazione di prodotto, tecnologie e modello organizzativo. Intanto nuovo ossigeno per Fincantieri arriverà dall'ordine di due navi da parte di Carnival per il quale c'è il via libera ad un finanziamento, da parte di Cdp, da 830 milioni.  

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