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Leonardo Ventura Il Tar del Lazio respinge la richiesta del Codacons di sospendere l'Opa di Lactalis su Parmalat e fissa all'8 giugno la camera di consiglio per definire il caso nel merito.

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Iltutto mentre la Procura di Milano prosegue le indagini sull'inchiesta aperta sulla vendita delle quote dei fondi esteri a Lactalis e il mercato resta in attesa di conoscere le motivazioni che hanno spinto il Cda di Parmalat a bocciare l'Opa francese da 2,6 euro, definendola non adeguata per la presa del controllo. E a proposito una comunicazione in merito è attesa entro venerdì, in tempo utile quindi per l'inizio dell'offerta di Lactalis da massimi 3,4 miliardi che decollerà lunedì per poi chiudersi l'8 luglio. E proprio il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. ha spiegato che per studiare il prospetto la Commissione non è stata affatto formale ma è andata affondo controllando «la sostanza» e richiedendo anche notizie e informazioni non previste. «Abbiamo chiesto - ha elencato Vegas - quali sono i soci, con quali soldi viene fatta l'Opa e da dove vengono, cosa farà del tesoretto che Parmalat ha in pancia, cosa intende fare degli impianti. Tutte cose non previste nel prospetto originario e che abbiamo fatto aggiungere nel nuovo per informare gli investitori». Un documento quindi che passa ai «raggi X» il gruppo transalpino, in modo da rendere l'informativa il più possibile trasparente. E secondo il Tar proprio le molteplici modalità di diffusione del documento tra cui i siti internet delle due società, rende «non concludenti» le argomentazioni secondo le quali ci sarebbe una «carenza di adeguate e complete modalità informative in ordine all'integrale contenuto dell'Opa». Ieri intanto l'Aula del Senato ha approvato, in seconda lettura senza modifiche, il decreto legge cosiddetto «Anti-scalate» emanato in relazione alla vicenda Lactalis Parmalat. Dal fronte giudiziario, infine, è emerso che il Pm Eugenio Fusco sta proseguendo nelle indagini su quel pacchetto del 15,4% venduto ai francesi da fondi Skagen, Zenit e Mackenzie. In particolare, il magistrato ha sentito alcuni funzionari tra dipendenti di Intesa Sanpaolo e dei fondi in qualità di testimoni. Nell'inchiesta risultano indagate quattro persone ovvero Fabio Canè di Intesa SanPaolo, sua moglie Patrizia Micucci di Societè Generale, Carlo Salvatori (Lazard Italia) e Massimo Rossi, candidato dei tre fondi al vertice di Parmalat. Risultano indagate anche le tre banche in base alla legge 231 per responsabilità oggettiva delle società coinvolte.

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