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Leonardo Ventura Sul «caro traghetti» per la Sardegna, l'Antitrust vuol vederci chiaro.

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Doponumerose segnalazioni di cittadini, associazioni dei consumatori e le regioni Sardegna e Liguria, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un'istruttoria sospettando un «cartello» restrittivo della concorrenza. Sotto la lente dell'Autorità sono finite le società Moby, Snav, Grandi Navi Veloci (Gnv) e Forship (che opera come Sardinia Ferries) e le loro controllanti (fra cui Onorato per Moby e Marinvest per Gnv e Snav), che «rappresentano i principali operatori attivi sulle rotte interessate dagli aumenti e ne rappresentano una parte non inferiore al 75% per frequenze e al 60% per passeggeri». Soddisfatto per l'avvio dell'istruttoria il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci che, in caso di «colpevolezza» delle compagnie indagate dall'Antitrust, si dice pronto a chiedere un risarcimento danni «sia per mancate prenotazioni sia per le conseguenze sui comparti produttivi interessati». Intanto, la Regione è pronta a salpare con una propria flotta, attraverso la controllata Saremar, che in estate collegherà il nord della Sardegna con la penisola a prezzi vantaggiosi. Il provvedimento firmato dal presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, è stato notificato ieri durante ispezioni con il Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di finanza. Pur operando anche su altre rotte, come la Sicilia, le compagnie hanno applicato aumenti vertiginosi solo da e per la Sardegna, «una delle principali destinazioni turistiche del Mediterraneo», sottolinea l'Autorità. E infatti, le segnalazioni fanno riferimento ad aumenti sui collegamenti da/per Civitavecchia, Livorno e Genova a/da Olbia-Golfo Aranci e Porto Torres su cui, a differenza delle passate stagioni, sono venute meno le offerte promozionali. L'Antitrust ricorda che sulle stesse rotte opera anche Tirrenia, di cui è in corso la privatizzazione e che Onorato, Marinvest e Grimaldi vorrebbero acquisire attraverso la Compagnia italiana di navigazione (Cin). Le compagnie hanno giustificato gli aumenti con l'impennata del prezzo del carburante pur non applicando analoghi aumenti su altre rotte. Peraltro, afferma l'Antitrust, non c'è un vero e proprio listino prezzi accessibile che possa consentire un confronto.

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